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Sessione chiusa, gli imputati mantengono la loro versione dopo aver visionato i video

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Gisèle Pelicot esce allo scoperto durante una pausa del processo per gli stupri subiti, al tribunale di Avignone, il 2 ottobre 2024. MIGUEL MEDINA/AFP

Lo striscione sventolava per tutta la settimana in cima ai bastioni davanti al tribunale di Avignone: “Sostegno a Gisèle, no a porte chiuse. » Negli ultimi giorni sui muri delle città si sono moltiplicati i messaggi: “Se è a porte chiuse, non è legale” ; “A porte chiuse, esclusione delle prove di stupro” ; “Chi trae vantaggio dalle porte chiuse? » Il dibattito ha finito per parassitare il processo per stupro di Mazan.

Tuttavia, la decisione è stata presa il primo giorno: nel corso del processo per stupro, ai sensi dell’articolo 306 del codice di procedura penale (CPP), “la camera di consiglio può essere disposta solo se la vittima che si costituisce parte civile non si oppone”. Gisèle Pelicot era contraria. Processo pubblico, dunque.

I video archiviati da Dominique Pelicot, base dell’accusa, dovevano essere trasmessi nei casi in cui i fatti fossero contestati da questo o quel coimputato. Ma è il presidente del tribunale penale di Vaucluse, Roger Arata, a giudicare questi video “indecente e scioccante”dopo la messa in onda del primo di essi il 19 settembre, ne ha infine ordinato la visione a porte chiuse, ai sensi dell’articolo 309 del CPP, che prevede che “il presidente ha il controllo del pubblico e la direzione dei dibattiti” et “rifiuta tutto ciò che tende a compromettere la loro dignità”.

“Una percezione è soggettiva”

La decisione è stata contestata dagli avvocati di Gisèle Pelicot, che avevano chiesto un nuovo dibattito su questo punto ai loro occhi essenziale. Perché in questo particolarissimo processo per stupro, dove le parole dell’imputato non possono essere paragonate a quelle della vittima, che non ha memoria dei fatti, solo i video possono fornire la contraddizione.

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Il dibattito si è svolto venerdì 4 ottobre. “La stragrande maggioranza degli imputati sostiene di non avere la percezione di aver commesso uno stupro”pensando che Gisèle Pelicot stesse dormendo, ma doveva essersi svegliata o aver fatto finta di dormire, ha spiegato Antoine Camus, uno degli avvocati della vittima. “Una percezione è soggettiva, ognuno può averne una diversa per la stessa scena. Dobbiamo, qui, almeno discutere sulla credibilità della percezione riferita dall’accusato di non aver commesso uno stupro.ha ripetuto l’avvocato, ricordando il desiderio del suo cliente “mostra tutto”.

“Per Gisèle Pelicot è troppo tardi, il danno è fattoaveva affermato davanti a lui il collega Stéphane Babonneau, altro difensore della vittima. I duecento stupri subiti mentre era incosciente, la brutalità dei dibattiti che si svolgevano in questa stanza, dovranno conviverci per il resto della sua vita. Ma se la pubblicità dei dibattiti garantisce che altre donne non debbano subire questo, allora questa sofferenza che si infligge ogni giorno avrà un significato. »

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