Con l’avvicinarsi dell’inverno, il problema della povertà energetica ritorna in primo piano. Le associazioni chiedono al governo di agire. Ma soprattutto smettere di procrastinare per migliorare la situazione.
Il tema della povertà energetica sta tornando d’attualità
La povertà energetica colpisce oggi 12 milioni di persone in Francia. La sfida è ancora più colossale dopo l’aumento dei costi energetici e la fine dello scudo tariffario. Di fronte a questa crisi, molte associazioni, tra cui la Fondazione Abbé Pierre e la Climate Action Network, chiedono al governo di agire per rafforzare le misure di sostegno e accelerare la ristrutturazione delle abitazioni ad alta intensità energetica.
Ed è urgente! Secondo il Mediatore Nazionale dell'Energia, un terzo delle famiglie francesi dichiara di soffrire il freddo in casa. Ciò che è preoccupante è che questa cifra è raddoppiata rispetto al 2020. I più giovani (sotto i 35 anni) e i lavoratori precari (impiegati e operai) sono particolarmente colpiti, con rispettivamente il 43% e il 42% di questi gruppi che riferiscono di soffrire il freddo.
Inoltre, la fine dello scudo tariffario nel 2023 ha fatto precipitare più di un milione di famiglie in situazioni di blackout o riduzioni di energia elettrica per bollette non pagate. Questo stato di cose evidenzia l’urgenza di rafforzare le misure per proteggere i più vulnerabili prima dell’arrivo dell’inverno.
Accelerare i lavori di ristrutturazione per proteggere meglio le popolazioni
Il direttore generale del Climate Action Network, Morgane Créach, denuncia la “procrastinazione” delle autorità pubbliche sull’argomento. Inoltre, si chiede un'accelerazione dei lavori di ristrutturazione degli alloggi considerati setacci termici. Secondo lei, la lotta contro la povertà energetica deve essere integrato in una più ampia strategia di protezione dagli impatti dei cambiamenti climatici.
La legge finanziaria per il 2025 prevede una riduzione del 1,5 miliardi di euro di fondi stanziati per gli aiuti di MaPrimeRenov, riducendo così il budget a 2,5 miliardi di euro. Ovviamente si tratta di un brutto segnale inviato. Le associazioni chiedono il mantenimento dei crediti e sottolineano la necessità di una politica pubblica stabile in termini di rinnovamento energetico. Infine, l’assegno energetico, attualmente distribuito a quasi 6 milioni di famiglie, è considerato essenziale ma insufficiente. Alcuni si battono per triplicare l'importo medio, fino a raggiungere i 450 euro.