L’equazione del mercato degli antibiotici è diventata un vero grattacapo. Come realizzare investimenti proficui nella ricerca e nello sviluppo dei farmaci che le autorità sanitarie chiedono ma allo stesso tempo ci chiedono di prescriverli il meno possibile?
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La necessità di nuove molecole per combattere le infezioni resistenti ai trattamenti sta crescendo in tutto il mondo, ma l’industria farmaceutica ha abbandonato il campo. Nel 1990, diciotto dei primi cinquanta laboratori erano sul mercato degli antibiotici; trent’anni dopo, sono due (Roche e GSK), secondo Florence Séjourné, amministratore delegato della giovane biotech lionese Aurobac Therapeutics.
Oltre all’aumento dei finanziamenti pubblici osservato negli ultimi dieci anni nei paesi ricchi in materia, sono emerse altre iniziative. L’organizzazione no-profit Carb-X (for Combating Antibiotic Resistance Bacteria Biopharmaceutical Accelerator), nata nel 2016 presso la Boston University Law School (Massachusetts), incoraggia la ricerca e lo sviluppo nei settori della prevenzione, diagnosi e cura dei batteri resistenti. Finanziato da istituzioni pubbliche e private, in sette anni ha stanziato 553,2 milioni di dollari (537 milioni di euro) per un centinaio di progetti in tutto il mondo.
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Belgio