Annunciata dal 28 novembre 2024, è ormai fissata la data per la fine della presenza militare francese in Senegal. Il presidente della Repubblica Bassirou Diomaye Faye, che aveva già annunciato il colore in una serie di interviste rilasciate ai media francesi alla vigilia della commemorazione dell’80° anniversario del massacro di Thiaroye del 1944, si è infine mostrato molto chiaro dichiarando: “la fine di tutte le presenze militari di paesi stranieri in Senegal, a partire dal 2025”.
“Il Senegal è un paese indipendente, è un paese sovrano e la sovranità non ammette la presenza di basi militari straniere”, ha sostenuto il 28 novembre, sottolineando che il calendario non è ancora stato stabilito e che il primo sarà concesso ai francesi. autorità.
Le cose si sono mosse apparentemente alla velocità della luce dopo questa prima dichiarazione poiché un mese dopo, il 31 dicembre 2024, nel corso del suo tradizionale discorso alla Nazione, il Capo dello Stato ha fissato una data (2025) per la partenza di tutte le truppe straniere (francesi e non) ) nel Senegal.
Optando per una nuova forma di accordi più rispettosi dei principi sovranisti, il presidente Faye “ha incaricato il Ministro delle Forze Armate di proporre una nuova dottrina di cooperazione in materia di difesa e sicurezza, implicando, tra le altre conseguenze, la fine di tutte le presenze militari di paesi stranieri in Senegal, dal 2025”.
Preoccupazione tra l’EFS
Una situazione che l’ex potenza coloniale aveva certamente considerato ma alla quale non si era preparata, anche se il presidente Emmanuel Macron ha sostenuto il contrario il 6 gennaio durante un incontro con i diplomatici francesi. Dal 2023, infatti, Parigi aveva pianificato di ridurre le dimensioni degli Elementi francesi in Senegal (EFS) aumentandone il numero da 500 nel 2023 a 250 nell’estate del 2024, ma il ritiro non era tra le opzioni.
Dall’annuncio del 31 dicembre, i soldati stabiliti a Dakar sentono scivolare via questa terra di Téranga sotto i loro piedi. Nel quartier generale di Frédéric Geille, situato sulla strada per Ouakam, si annida lo spettro di una partenza imminente. All’ingresso della fortezza regna una calma insolita.
Secondo una fonte diplomatica francese intervistata da Seneweb, cresce la “preoccupazione” tra i 250 soldati francesi ospitati in questa base di Ouakam. Molti di loro, soprattutto quelli permanenti (vengono spesso con la famiglia e hanno un soggiorno prolungato di 2 o 3 anni), hanno stretto “legami molto forti” con il paese di Téranga e temono – con il cuore spezzato – questo ritiro imminente. “Molti di loro partiranno nell’estate del 2025”, ci dice il nostro interlocutore.
Lo sgomento dei 160 dipendenti civili senegalesi
Non sono gli unici sui quali si è abbattuta come una mazzata questa decisione politica dal forte impatto sociale. Anche i dipendenti civili senegalesi lo accolgono con amarezza. Infatti, secondo la nostra fonte francese, l’EFS impiega attualmente 160 lavoratori civili senegalesi a contratto per compiti che vanno dall’“amministrazione” alla “manutenzione”.
Un numero decisamente maggiore nel 2011-2012, durante la prima rottura tra l’EFS e lo Stato del Senegal sotto la presidenza di Abdoulaye Wade. All’epoca l’EFS aveva due grandi distretti a Dakar (il 23° BIMA a Bel Air e Geille a Ouakam) con più di 1.200 elementi e impiegava almeno “3.000 civili senegalesi”, di cui 400 sotto contratto, pagati direttamente dall’esercito francese.
Tuttavia, sottolinea la nostra fonte, durante un incontro con i funzionari francesi durante le vacanze di Natale, è stato discusso tra le due parti “un piano di licenziamenti” ma le trattative non sono ancora aperte dato che ci sono elementi quadro che devono necessariamente essere in linea con il calendario di ritiro che lo Stato del Senegal non si è ancora presentato all’EFS.
Tuttavia, i dipendenti civili senegalesi riconoscono che l’EFS è “un ottimo datore di lavoro” e sono pagati molto meglio che altrove. Lo stipendio medio all’EFS è “molto più alto” di quello praticato altrove. Hanno copertura medica e sociale.
Liceo Jean-Mermoz di Ouakam: colpiti una quarantina di studenti
I dipendenti civili senegalesi non saranno certamente gli unici a subire le ripercussioni socio-economiche del ritiro dei soldati francesi. A Ouakam, dove questi ultimi sono diventati “cittadini” a pieno titolo, la loro partenza è attesa con una stretta al cuore, soprattutto in alcune imprese. Questo è il caso di questo grande marchio di vendita al dettaglio “U”. Interrogato su questa decisione che fa discutere, il capo del Magasin U de Ouakam, Salif Sy, confida: “È vero che l’EFS ha un supermercato nel quartiere di Geille, ma capita spesso che alcuni soldati o le loro famiglie vengano qui a raccogliere prodotti che non trovano lì. E da questo punto di vista la loro partenza significherà ovviamente per noi meno clienti”.
Al liceo Jean-Mermoz di Dakar, invece, il ritiro delle truppe francesi avrà un impatto meno rilevante, secondo il preside Daniel Djimadoum che ha ricevuto Seneweb nel suo ufficio. “Per me”, confida, “l’impatto per la scuola di una riduzione dei numeri o della scomparsa della base militare francese si sarebbe già verificato, se dovesse verificarsi”. Perché, continua il preside, “quelle che oggi si trovano nel quartiere di Geille sono molto meno famiglie che giovani coppie o singoli individui. Non ho più molti studenti del campo di Geille. Oggi ho una quarantina di bambini che provengono dal campo di Geille. Negli anni precedenti ne avevo più di cento quando a Camp Geille c’era il pienone. Ciò significa che su un totale di 2.500 studenti presenti nella struttura, una quarantina di studenti non sono molti”.
Un istituto scolastico francese, il Lycée Mermoz “non vive e non ha mai vissuto grazie alla base militare”. “Abbiamo una forza lavoro estremamente diversificata. Se inizialmente l’esistenza dei licei francesi all’estero era destinata principalmente ad accogliere i bambini francesi nei diversi territori e offrire loro un’istruzione continua, per fortuna non ci fermiamo ai bambini francesi. Quest’anno, ad esempio, il 60% della nostra forza lavoro è composto da bambini francesi, il 24% senegalesi e il 15% da cittadini di terze parti, per un totale di 69 nazionalità. Abbiamo la fortuna di essere attraenti al punto da avere una lista d’attesa per registrarci presso lo stabilimento”, si rallegra il signor Djimadoum.