continua lo scontro tra Elon Musk e Thierry Breton

continua lo scontro tra Elon Musk e Thierry Breton
continua lo scontro tra Elon Musk e Thierry Breton
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Sembra passato molto tempo da quando Thierry Breton, allora commissario europeo per gli affari digitali, pubblicò foto di lui ed Elon Musk sul suo account Twitter (ora X). È più di un anno e mezzo che brucia lo straccio tra i due uomini, dal tentativo di Bruxelles di imporre una regolamentazione sui social network. Ma nelle ultime settimane il tema si è infiammato ulteriormente per l’ingerenza del miliardario americano-sudafricano nella vita politica europea.

Elon Musk ha chiamato Thierry Breton a “tiranno d’Europa”questo sabato, in un nuovo teso scambio online tra i due uomini. Questo è l’ultimo episodio di una battaglia verbale iniziata alla fine di dicembre, quando il boss di X espresse apertamente il suo sostegno all’estrema destra tedesca. Lo ha affermato Elon Musk in un messaggio sul suo social network “Solo l’AfD può salvare la Germania”due mesi prima delle elezioni legislative del paese. Il commento ha suscitato scalpore in Europa. Thierry Breton ha poi definito l’osservazione una “ingerenza straniera”.

“Amico, l”interferenza straniera’ americana è l’unica ragione per cui oggi non parli tedesco o russo”, ribatté Elon Musk, alludendo allo sbarco americano in Francia durante la seconda guerra mondiale.

Tirannie o notizie false

La disputa si è riaccesa questa settimana a seguito di un’intervista con l’ex commissario europeo sul canale BFMTV/RMC, in cui ha dichiarato: “Manteniamo la calma e applichiamo le nostre leggi in Europa quando rischiano di essere aggirate (…). Lo abbiamo fatto in Romania e ovviamente dovrà essere fatto se sarà necessario in Germania”.

Il che gli è valso questo messaggio su X di Elon Musk, evocativo “la sorprendente assurdità di Thierry Breton come tiranno d’Europa”.

In risposta Thierry Breton ha scritto, sempre su X: “Tiranno d’Europa? Oh ! Ma no @elonmusk: l’UE NON dispone di un meccanismo per ribaltare le elezioni in qualsiasi parte dell’UE. Non è affatto quanto detto nel video qui sotto legato solo all’applicazione del DSA (regolamento europeo sui servizi digitali, ndr) e ai suoi obblighi di moderazione. Perso nella traduzione… o un’altra notizia falsa? »

Prima di aggiungere: “Un’altra fake news… sradicata”

Crociata contro la regolamentazione

Elon Musk critica regolarmente le normative europee in campo digitale, accusando Bruxelles di censura. Tuttavia, la Commissione europea si mostra molto passiva nei confronti del miliardario che aumenta il suo sostegno all’AfD, chiedendo le dimissioni e addirittura l’incarcerazione del primo ministro britannico e accusando di corruzione il governo canadese con l’appoggio del suo social network X. E questo, anche se gli viene promessa una posizione di rilievo nella futura amministrazione americana del presidente eletto Donald Trump.

Una posizione anti-regolamentazione emulata dai baroni della tecnologia. Mark Zuckerberg, il boss di Meta, si è allineato a questa posizione, avvicinandosi così a Donald Trump, che tornerà alla Casa Bianca il 20 gennaio. In uno splendido video, pubblicato martedì, Mark Zuckerberg ha annunciato l’abbandono di ogni rigorosa moderazione dei contenuti sui social network di Meta (Facebook, Instagram). Il che costituisce sia un segno di fedeltà a Donald Trump e Elon Musk, ma anche un’adesione alla crociata della nuova potenza americana contro la regolamentazione dell’Unione Europea.

Nonostante questa passività di Bruxelles, i DSA sono ancora al lavoro in Europa. Sulla base di questo regolamento, la Commissione europea ha annunciato a dicembre l’apertura di un’indagine contro il social network di origine cinese TikTok, accusato di non aver adempiuto ai suoi obblighi e di aver aperto la porta a una possibile manipolazione russa nelle elezioni presidenziali annullate in Romania dal corte costituzionale.

Allo stesso modo, la rete X è stata formalmente incriminata a luglio per diversi presunti reati. Per ciascuno di essi, e in caso di mancato rispetto, la Commissione potrebbe infliggere a Elon Musk una multa fino al 6% del fatturato globale annuo di tutte le società da lui controllate, ovvero diversi miliardi di dollari.

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