L’ultimo lucchetto che rappresentava Emanuele Macron e che ha impedito all’estrema destra francese di portare a termine il suo progetto di rottura con l’Algeria, ha finito per esplodere.
O quasi. Lunedì 6 gennaio, il presidente francese ha rotto con i limiti che gli erano stati imposti, innanzitutto dalla sua funzione, poi dalla sensibilità delle relazioni franco-algerine.
Nella solennità di un incontro all’Eliseo con gli ambasciatori francesi, Emmanuel Macron ha stimato che l’arresto di Boualem Sansal “disonora” l’Algeria. Associare l’Algeria al disonore è un attacco senza precedenti da parte di un presidente francese.
Questo caso Sansal è in definitiva una riproposizione del modello logoro dei rapporti tra i due paesi da quando l’estrema destra è diventata l’elemento che più conta sulla scena politica francese: la corrente estremista preme, Macron resiste ma inevitabilmente finisce per cedere È stato così per l’immigrazione, la memoria, il Sahara Occidentale…
Durante i suoi primi anni al potere, Emmanuel Macron si è impegnato ad aprire un nuovo capitolo con l’Algeria appianando la disputa commemorativa, contro il parere dei nostalgici dell’Algeria francese.
Sotto forte pressione, accusato di “dare tutto” agli algerini “senza compenso”, il presidente francese è stato spinto al suo primo grande errore sull’Algeria nell’ottobre 2021, quando ha accusato i leader algerini di vivere “della rendita commemorativa ” e negava l’esistenza dell’Algeria come nazione prima della sua colonizzazione da parte della Francia.
Questo slittamento ha causato la prima grave crisi tra Algeri e Parigi dell’era di Emmanuel Macron. Alla crisi ne seguiranno altre. Quello attuale, il più acuto di tutti, è il risultato di un’altra enorme pressione della stessa corrente sul presidente francese.
Da diversi anni l’estrema destra e l’estrema destra chiedono un “riequilibrio della politica maghrebina francese”, ritenuta più favorevole all’Algeria che al Marocco.
Alla fine dello scorso luglio, Macron ha ceduto nuovamente, nel modo più spettacolare, riconoscendo la “sovranità del Marocco” sul Sahara Occidentale. Un passo che nessun presidente francese prima di lui aveva osato fare, ha constatato la reazione della diplomazia algerina.
Algeria – Francia: la corrente estremista più vicina che mai all’obiettivo
Nuovi casi, molto ravvicinati nel tempo, si sono aggiunti alla crisi, rendendola inestricabile. C’è l’arresto di Boualem Sansal all’aeroporto di Algeri verso metà novembre, seguito da una nuova ondata di insopportabili attacchi dell’estrema destra contro l’Algeria, le rivelazioni di un ex terrorista che accusava i servizi francesi di averlo accusato di aver creato cellule terroristiche in Algeria e infine l’arresto degli influencer algerini in Francia.
Come le precedenti, anche quest’ultima vicenda ha fatto emergere le stesse voci dalla sfera estremista, utilizzando la stessa retorica contro le autorità algerine e le stesse amalgame che non risparmiano nessuno.
Tre persone sono state arrestate dalle autorità francesi per aver incitato alla violenza contro gli attivisti algerini.
Questi atti criminali dovevano essere trattati come tali dalla giustizia francese, ma hanno presto assunto l’aspetto di un affare di Stato nei media abituati a colpire l’Algeria e tra i politici dello stesso ambito.
Le stesse voci non hanno esitato a sospettare che “la potenza algerina” stia cercando di “destabilizzare” la Francia.
IL Grande Moschea di Parigi è stato accusato, contro ogni buon senso, dal canale televisivo CNews di avere simili inclinazioni. L’istituzione religiosa è ora nel mirino della corrente ostile all’Algeria che comprende persone che esulano dalla cerchia dei nostalgici dell’Algeria francese.
Come per ogni crisi tra i due Paesi, per ogni attentato o notizia, è l’intera comunità algerina ad essere additata e stigmatizzata.
In una situazione normale, tali fatti resterebbero opera dei soli autori senza coinvolgere gli immigrati algerini, legali o meno, nel dibattito pubblico, compresi quelli soggetti a un OQTF.
Il discorso anti-algerino in Francia ha arrecato molti danni al rapporto bilaterale, ridotto oggi alla sua espressione più semplice. L’immediato futuro non appare migliore ora che la leggerezza degli attacchi si estende oltre la sfera estremista per raggiungere i funzionari di alto rango.
Dopo che il ministro degli Interni Bruno Retailleau, che ripete ad ogni uscita la sua promessa di “stallo” con l’Algeria, il suo collega degli Esteri, Jean-Noël Barrot, ha cominciato a mettere in discussione le decisioni della giustizia algerina contro Boualem Sansal. Il che, ad Algeri, viene visto come un’ingerenza “inaccettabile”.
È stata la moderazione osservata fino ad allora da entrambe le parti che ha impedito ai due paesi di procedere verso la situazione estrema di rottura. Questa uscita brutale ai massimi livelli dello Stato francese rischia di essere l’accordo che cambierà tutto, per non dire il casus belli che metterà fine a ciò che resta delle relazioni bilaterali. In ogni caso, il movimento estremista non è mai stato così vicino al suo obiettivo.