Michel Barnier scomparso, la crisi politica francese continua

Michel Barnier scomparso, la crisi politica francese continua
Michel Barnier scomparso, la crisi politica francese continua
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“Mi è piaciuto il modo in cui mi hai dato non lezioni ma insegnamenti, anche se sono durati solo otto mesi. » A settembre, Michel Barnier ha lanciato questa freccia contro il suo predecessore Gabriel Attal durante il passaggio dei poteri davanti a Matignon, residenza dei primi ministri francesi.

Questa frase, buttata lì in tono scherzoso, non è invecchiata molto bene. Lo stesso Michel Barnier rimase a capo del governo francese solo poco più di tre mesi.

È vero che la sua posizione era fragile fin dall’inizio. Dopo le elezioni legislative anticipate dell’estate non è emersa una maggioranza chiara nell’Assemblea nazionale. Per prima è arrivata l’alleanza dei partiti di sinistra, seguita dalla coalizione dei partiti che sostengono il presidente Macron e, infine, dal Raggruppamento Nazionale guidato da Marine Le Pen.

A ciò si aggiungevano i problemi di legittimità del Primo Ministro. Emmanuel Macron ha scelto Michel Barnier, un politico del tradizionale partito di destra Les Républicains, partito che a luglio ha ottenuto solo il 5% di consensi.

Se il presidente ha scelto lui invece del candidato proposto dalla coalizione di sinistra arrivata prima alle elezioni, è tra l’altro perché ritiene che Michel Barnier abbia meno probabilità di essere rovesciato rapidamente dall’Assemblea nazionale.

Sostenuto dalle forze centriste e dalla destra tradizionale, la missione di Michel Barnier era quindi quella di negoziare un sostegno frammentario al momento della presentazione delle leggi. Questa missione doveva essere degna di questo ex negoziatore europeo sulla Brexit.

Tuttavia, con chi parlare e fino a che punto spingersi nei negoziati? Queste questioni hanno monopolizzato il breve mandato di Michel Barnier a Matignon.

La sinistra ha criticato il primo ministro per averlo ignorato e per aver preferito rivolgersi all’estrema destra nelle discussioni sulle misure di bilancio.

Nei giorni scorsi Michel Barnier ha infatti risposto ad alcune richieste di Marine Le Pen legate al potere d’acquisto, ad esempio non aumentando l’imposta sull’elettricità. Tuttavia, citando la difficile situazione economica della Francia, il primo ministro non ha ceduto a tutte le richieste del Raggruppamento Nazionale, che alla fine ha deciso di rovesciarlo.

Risultato: per la prima volta dal 1962, il governo francese è stato sconfitto da una mozione di censura.

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Secondo i media francesi, il presidente Emmanuel Macron intende nominare rapidamente un nuovo primo ministro. (Foto d’archivio)

Foto: Getty Images/Wagner Meier

Un seguito molto difficile da prevedere

Pochi minuti dopo il ritorno dall’Arabia Saudita, dove si trovava in visita ufficiale, il presidente Macron ha appreso che doveva iniziare la ricerca di un nuovo primo ministro.

In realtà, le voci su potenziali candidati avevano già cominciato a circolare già prima della caduta del governo. Secondo diversi media francesi, il presidente, che aveva tergiversato per settimane tra le elezioni legislative e la nomina di Michel Barnier, questa volta intende agire rapidamente.

Emmanuel Macron ripeterà l’esperienza di un primo ministro di destra? Sceglierà un candidato del suo stesso campo o risponderà alle richieste dei partiti di sinistra, che affermano di avere la legittimità per guidare il paese?

Indipendentemente dalla personalità che verrà scelta per guidare il prossimo governo, la missione si preannuncia altrettanto complicata. L’Assemblea nazionale resta divisa in tre blocchi distinti da cui non emerge alcuna maggioranza e questo quadro politico non potrà cambiare prima di qualche mese poiché l’innesco di nuove elezioni legislative non è possibile prima della prossima estate.

Qual è allora la soluzione per uscire dall’impasse? Per La insoumise, partito della sinistra radicale, la risposta è chiara: le dimissioni di Emmanuel Macron. Dopo l’annuncio dei risultati della mozione di censura, uno dei portavoce di questo partito non ha mancato di ricordare la recente pubblicazione di un sondaggio della società Elabe da cui risultava che il 63% dei francesi era favorevole a tale voto. dimissioni in caso di caduta del governo.

Al Raduno Nazionale l’appello è un po’ meno diretto, ma ci sono pochi dubbi sul desiderio di elezioni presidenziali anticipate.

Quando c’è una grave crisi politica, il Presidente della Repubblica ha tre possibilità: rimpasto, scioglimento e dimissioni.ha dichiarato recentemente Marine Le Pen, ricordando che le prime due opzioni erano state esaurite. Un voto anticipato sarebbe una buona notizia per il candidato del Raduno Nazionale, la cui idoneità potrebbe essere messa in discussione a causa di un processo su un caso di appropriazione indebita, il cui verdetto sarà noto a marzo.

Dalla finzione politicaha risposto Emmanuel Macron agli appelli che chiedevano la sua partenza dall’Eliseo. Rieletto nell’aprile 2022 per un secondo mandato, il presidente resterà ufficialmente in carica fino al 2027.

Una cosa è certa, gli ultimi anni del quinquennio si preannunciano ricchi di eventi con un possibile scioglimento dell’Assemblea a partire dall’estate e, da qui ad allora, la nomina di un nuovo primo ministro, il quarto in due anni e mezzo. anni.

Nei prossimi giorni è prevista un’altra cerimonia di trasferimento dei poteri davanti all’hotel Matignon. Questa volta Michel Barnier forse si asterrà dallo scherzare sulla durata dei mandati dei primi ministri, divenuti in ogni caso troppo imprevedibili.

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