“Non possiamo permetterci di non avere un ministro degli Esteri visto il contesto internazionale”ha detto il leader dei liberali, riferendosi al peso che l’arrivo di Donald Trump alla presidenza americana ha gravato sull’autonomia economica europea. “Le relazioni esterne del Belgio non conoscono l’attualità”ha scherzato il nuovo capo della diplomazia, sottolineando la trasformazione dell’Africa e i conflitti nel Vicino e Medio Oriente. E precisare che le sue molteplici esperienze – tra cui uno stage presso Louis Michel quando ricopriva l’incarico – fanno sì che sia “non estraneo alla politica”.
Contratto a tempo determinato la cui durata dipende da trattative
Per quanto tempo Bernard Quintin rimarrà in questa posizione? Possiamo vedere la sua nomina come un trampolino di lancio per diventare ministro non di un esecutivo dimissionario ma del futuro governo federale, già soprannominato Arizona? Tutto dipenderà dalla rapidità con cui verranno completati i negoziati in corso.
Lunedì, dopo lunghe ore di contrattazione sulle possibili fonti di finanziamento per colmare i miliardi di euro di deficit, i partner della futura coalizione di governo se ne sono andati esausti ma con la sensazione che un accordo governativo potesse essere raggiunto entro Natale. La scelta di prendere Bernard Quintin risponde soprattutto a un’esigenza di stabilità, di avere un rappresentante esperto in grado di reggere nel frattempo l’incarico.
Per quanto riguarda il conflitto israelo-palestinese, il nuovo ministro degli Esteri ha chiarito di difendere la soluzione dei due Stati. Riguardo al mandato d’arresto emesso contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Bernard Quintin ha risposto che il Belgio ha sempre sostenuto le decisioni della Corte penale internazionale.