“La legge prevede che tale trattamento sia soggetto ad imposta come reddito di lavoro autonomo.“, ricorda. Sarebbe quindi logico che potesse essere considerato indipendente, ritiene il suo avvocato. Quest’ultimo aggiunge che il principe Laurent soddisfa in ogni caso le condizioni dello status: essere una persona fisica, avere un obiettivo di profitto, il natura abituale dell’attività, ecc.
“Dire che non lavora è surreale!“, sostiene inoltre Rijckaert, riferendosi all’obbligo di rappresentare la monarchia quando richiesto. “In media, si contano 93 eventi all’anno, ovvero due o tre spettacoli alla settimana dal nord al sud e dall’est all’ovest del Belgio. Tutto questo con il precedente lavoro di preparazione“, rilancia.”100.000 euro lordi all’anno, meno le detrazioni, fanno circa 60.000 euro di imponibile all’anno, l’equivalente di un dirigente. Non sono nemmeno milioni. Egli deve sottoscrivere un’assicurazione sociale privata, ma non dovrebbe essere costretto a finanziare la propria copertura previdenziale. C’è sicurezza sociale per tutti“, dichiara Olivier Rijckaert.
“Un privilegio”
Per gli avvocati Inasti, questa dotazione reale non costituisce un reddito di lavoro autonomo nell’ambito di un servizio. “È perché è membro della famiglia reale che il principe ha diritto a questa dotazione, non è un reddito professionale, è un privilegio“, dice uno di loro.”Se fosse veramente indipendente, forse dovrebbe far pagare lo Stato“, ritiene. Il consiglio Inasti aggiunge che non è prevista alcuna pensione per il principe Laurent poiché la sua dotazione gli è concessa a vita. “Contrariamente a quanto sostiene, ha accesso all’assistenza sanitaria e ad alcune prestazioni sociali, come gli assegni familiari. Ce ne sono altri da cui è esclusa, come ad esempio la legge ponte. Ha senso. In periodo covid l’entità della sua dotazione non è cambiata, non è soggetto agli stessi rischi di un vero indipendente“, menziona tra gli altri argomenti l’avvocato.
I prezzi dei prodotti alimentari sono in aumento in Belgio: un aumento enorme rispetto ai nostri vicini
Il revisore del lavoro deve comunque esprimere il suo parere per iscritto entro due mesi. L’undicesima sezione del tribunale del lavoro di Bruxelles deciderà quindi sulla questione solo il 7 aprile.