Secondo le misurazioni effettuate dalla società IQAir, l’inquinamento atmosferico ha raggiunto lunedì nella capitale indiana Nuova Delhi un livello più di 60 volte superiore alla soglia massima fissata dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
La concentrazione di microparticelle PM2,5 (le più pericolose perché si diffondono direttamente nel sangue) è stata misurata al mattino a 907 microgrammi per metro cubo d’aria in alcuni punti della megalopoli di 30 milioni di abitanti, secondo queste misurazioni.
La città si confronta ogni inverno con picchi di inquinamento causati dai fumi tossici delle fabbriche e del traffico stradale, a cui si aggiungono in questo periodo dell’anno quelli derivanti dagli incendi agricoli stagionali.
Domenica sera le autorità locali hanno attivato il livello 4 del loro piano di allerta “per prevenire un ulteriore deterioramento della qualità dell’aria”.
Lunedì la maggior parte delle scuole della zona sono rimaste chiuse, le restrizioni al traffico sono state inasprite e l’uso del telelavoro è fortemente raccomandato, fino a nuovo avviso.
Secondo l’OMS l’inquinamento atmosferico può causare malattie cardiovascolari e respiratorie, nonché il cancro ai polmoni.
Uno studio pubblicato lo scorso giugno ha stabilito che l’inquinamento atmosferico è responsabile dell’11,5% della mortalità a Delhi, ovvero di 12.000 decessi all’anno.