Questo contenuto è stato pubblicato su
17 giugno 2024 – 08:00
(Keystone-ATS) L’anno scorso i nove stati dotati di armi nucleari hanno speso quasi 3.000 dollari al secondo per le loro scorte. Il totale ha raggiunto i 91,4 miliardi (più di 81,8 miliardi di franchi), ovvero 10,8 miliardi in più in un anno, ha annunciato lunedì a Ginevra l’ONG ICAN.
Di questi finanziamenti i soli Stati Uniti hanno investito più della metà, con 51,5 miliardi. Sono gli inglesi che hanno incrementato di più i fondi destinati a questo armamento, precisa un rapporto della Campagna internazionale per l’eliminazione delle armi nucleari (ICAN), vincitrice del Premio Nobel per la pace.
L’aumento della cifra totale è stato di oltre il 13% su un anno. Dopo gli Stati Uniti, la Cina è al secondo posto con poco più di 11 miliardi di dollari. È davanti alla Russia.
“Questo denaro è infatti andato perso”, ha detto un funzionario dell’organizzazione ai corrispondenti accreditati presso l’ONU a Ginevra (ACANU). Avrebbe potuto fornire energia rinnovabile a più di 12 milioni di famiglie o ridurre di oltre un quarto la mancanza di finanziamenti per la lotta contro il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.
Negli ultimi cinque anni i nove Stati nucleari hanno investito quasi 400 miliardi di dollari. L’aumento ha raggiunto più di un terzo e addirittura quasi il 60% in Pakistan.
L’ICAN invita ancora una volta i diversi stati ad aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, che hanno firmato quasi 100 paesi. Quest’estate lancerà un’iniziativa in Svizzera. Il Consiglio federale ha recentemente ribadito che l’adesione a questo accordo non è nell’interesse del Paese.
La Svizzera aveva rinunciato a firmarlo nel 2018. Teme soprattutto conseguenze in termini di politica estera e di sicurezza, soprattutto a causa dei diversi conflitti osservati nell’attuale situazione internazionale.