COLLOQUIO – Il regista di “Trois amis” parla del suo lavoro di regista e di argomenti come l'amore, il lutto, MeToo…
Dopo Cronaca di una vicenda fugaceEmmanuel Mouret ritorna alla forma corale Tre amici , presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Sotto la sua aria di commedia leggera, la commedia qui flirta con il melodramma. Incontro con un regista al top della sua arte.
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IL FIGARO. – Tre amici è un film sull'amore e la perdita. Victor è la prima morte nel tuo cinema? ?
EMMANUELE MOURET. – Sì, è il mio primo. È stata una decisione molto difficile da prendere. Tutti abbiamo perso qualcuno a noi vicino ad un certo punto della nostra vita. Ma mi piace l’idea che se le persone scompaiono, i collegamenti rimangono. I morti vivono ancora dentro di noi. Ho trovato divertente ed emozionante vedere Victor apparire come un fantasma. Si scopre che è lui il narratore e arriva con uno stato d'animo completamente diverso rispetto a quando era in vita. Si passa dall'amore possessivo, dallo stato febbrile all'amore distaccato, vero. La morte gli permette di completare la sua analisi
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