Il Centro Sociale Protestante di Ginevra festeggia il suo 70° anniversario. Il CSP che deve far fronte a un numero sempre maggiore di beneficiari e i suoi fondi sono a secco. Alain Bolle, direttore del CSP Ginevra, è stato invitato da Béatrice Rul, alle 7,30, a lanciare un appello per le donazioni.
Il CSP Ginevra festeggia il suo 70° anniversario. Una bella età ma allo stesso tempo ci diciamo che è anche un peccato festeggiare questo anniversario, perché significa che la precarietà non è ancora diminuita, a Ginevra, anzi…
“È una realtà. Saremmo soddisfatti e felici di dire che il CSP sta diminuendo, il CSP ha meno bisogno di essere presente, non è così. Il CSP continua a crescere e risponde ai bisogni della popolazione al limite dei propri mezzi lo dico a voce alta perché ogni volta che siamo invitati a parlare, la gente ce lo chiede, non critico quelli che a volte ce lo chiedono in ritardo, ma la realtà è che siamo un’associazione privata che vive di donazioni ha un piccolissimo contratto di servizio con lo Stato di Ginevra, che produce la propria ricchezza grazie ad altre donazioni in un sistema di economia circolare dove abbiamo mercatini delle pulci e negozi dell’usato che però a volte abbiamo i mezzi che non riescono a tenere il passo con i bisogni della popolazione ginevrina, in continua crescita.
“Siamo in procinto di rinegoziare un nuovo contratto di servizio e ci troviamo di fronte a risorse ancora limitate, risposte che non soddisfano i bisogni”
Qual è il tuo budget? Quanti beneficiari?
“Il bilancio 2024 è poco più di 14 milioni, sono 140 occupati, 50 persone in integrazione, 140 volontari. Completiamo il bilancio con un po’ di partecipazione statale per circa il 10% di questo bilancio. Questo chiaramente non è Siamo in procinto di rinegoziare un nuovo contratto di servizi e ci troviamo di fronte a risorse ancora limitate, risposte che non soddisfano le esigenze. Penso che ci sia un ruolo per il settore associativo forte che cerca di tappare i buchi nel racket Questo ruolo deve continuare ad esistere, come l’indipendenza degli altri enti, si basa anche proprio su questo rapporto con lo Stato, in rapporto alla quota di sovvenzione che riceviamo, abbiamo questa autonomia, questa. capacità, questa reattività, questa capacità di avere risposte adeguate ai bisogni. Quando c’è stata la crisi del Covid, ci è voluta circa una settimana per riorganizzarci completamente e poi scendere in piazza, accanto ai ginevrini, sulle questioni alimentari. Per noi il fundraising è un elemento importantissimo, è projectfinancing, anche le donazioni: 1,2 milioni di donazioni private, di persone che ci sostengono, di aziende che ci sostengono ogni anno. Ma c’è un bisogno crescente, con un numero significativo di persone che si rivolgono a noi. Disponiamo di alcuni fondi presso il CSP, che ci permettono di fornire una risposta immediata, e questi fondi, da questa mattina, sono a secco”.
“Lancio qui un appello: il fondo di solidarietà è a secco”
A due mesi dalla fine dell’anno, con l’avvicinarsi dell’inverno, il periodo per voi più delicato, non riuscite a soddisfare i bisogni della popolazione ginevrina?
“Non possiamo, siamo in grande difficoltà. Lancio qui un appello: abbiamo un fondo che si chiama fondo di solidarietà, che ci permette di dare la prima mano alle persone che ce lo chiedono, questo fondo di solidarietà, è a zero Abbiamo altri fondi che si basano su legami con fondazioni private Purtroppo questi fondi sono stati molto richiesti dai collaboratori, e questo in relazione alle situazioni precarie delle persone che si rivolgono a noi. che si trova in una situazione in cui il reddito è irregolare. Alcune delle persone che ci contattano hanno diversi lavori, a seguito del periodo COVID e tuttavia non riescono ad arrivare a fine mese. Immediatamente, oggi, non possiamo soddisfare le esigenze di queste persone cercare nuovi fondi, dovremo cercare con i partner in modo da poter completare il progetto alla fine dell’anno”.