Tra singhiozzi, minacce di dimissioni e preparazione del bilancio, un primo mese sotto tensione

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Un mese dopo la formazione del suo governo, Michel Barnier deve affrontare disaccordi tra ministri e minacce di dimissioni. La squadra di governo è già sull’orlo dell’implosione?

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Pubblicato il 20/10/2024 11:58

Tempo di lettura: 3 minuti

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Il primo ministro Michel Barnier e il ministro dell’Economia Antoine Armand, 15 ottobre 2024 all’Eliseo (LUDOVIC MARIN/AFP)

Michel Barnier potrebbe parlarne “Governo di solidarietà”i suoi ministri gli stanno dando del filo da torcere. Ma il nuovo primo ministro “è un buon negoziatore”ricorda un consigliere di Emmanuel Macron che osserva che Michel Barnier se ne va addirittura “un po’ di relax per tutti”. Le uscite quasi quotidiane di Bruno Retailleau lo testimoniano: il controverso ministro dell’Interno è stato autorizzato da Matignon a presentare alla stampa la sua legge sull’immigrazione il giorno della presentazione del bilancio, segno della sua influenza e della sua leadership. “È in linea con i francesi, che vogliono più fermezza”proclama uno dei suoi colleghi.

Ma il Primo Ministro ha il suo bel da fare: cacofonia sul bilancio, ricatto di dimissioni… Agnès Pannier-Runacher e Didier Migaud minacciano di sbattere la porta, senza dubbio in parte bluffando: “Non è un avventuriero chi scende in trincea con un elmo pesante”ironizza ironicamente un pilastro della base comune a proposito del Custode dei Sigilli.

Emmanuel Macron mette i suoi due centesimi, criticando il “mancanza di professionalità” membri del governo, che accusa di aver distorto e fatto trapelare le sue dichiarazioni su Benjamin Netanyahu fatte a porte chiuse del Consiglio dei ministri. “È vero che non succede”reagisce Michel Barnier per calmare gli animi. Un ministro ritiene che il capo del governo sia nel suo ruolo: “I francesi vedono il suo lato sacrificale, scoprono che ha coraggio”e uno dei suoi colleghi lo sottolinea “La sua forza è la sua debolezza, il primo che vuole ucciderlo muore con lui.”

Su questo argomento altamente infiammabile, “il rischio di censura è molto alto”conferma un deputato di destra. “Passare in vigore dal 2° giorno sarebbe sgradito dopo aver invocato il rispetto del Parlamento”impegna un ministro.

È la prima versione della sua copia quella che verrà esaminata in emiciclo da lunedì, ma il governo ha avuto una serie di delusioni per tutta la settimana in commissione Finanze. Un esempio lampante: la rimozione del limite temporaneo all’imposta sui redditi alti. “Ogni volta che possiamo pompare le nostre ginocchia, lo facciamo”riconosce un parlamentare esperto, ben consapevole dei paradossi della situazione. “Barnier non ci tratta abbastanza”infastidisce uno storico macronista dell’Assemblea.

Anche gli “ex” fanno di tutto tranne che facilitarvi il compito: Gabriel Attal e Gérald Darmanin si rammaricano “troppe tasse e poche riforme”. Scenario da temere: dopo i intoppi interni alla squadra, i intoppi tra il governo e chi dovrebbe sostenerlo. All’Eliseo, un amico di Emmanuel Macron osserva la scena con cautela e distanza: “Questa è la forgiatura ad alta temperatura della coalizione, fa scintille…”


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