In Israele, a un anno dal 7 ottobre, due commemorazioni in un Paese fratturato

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Una rotonda decorata con bandiere gialle, simboli del movimento per il rilascio degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, nel Kibbutz Nir Am, Israele, 28 settembre 2024. STAMPA LUCIEN LUNG/RIVA PER “THE WORLD”

Un anno dopo il peggior massacro della sua storia, Israele può solo vedere la portata delle sue divisioni. L’unità nazionale che ha prevalso dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 non ha resistito a dodici mesi di guerra. Il risentimento delle famiglie degli ostaggi e delle vittime nei confronti del governo è tale che anche sul tema altamente simbolico della commemorazione di questo giorno tragico per lo Stato ebraico, non tutti sono riusciti a essere d’accordo.

Alla guida della coalizione più radicale della storia del Paese, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha incaricato il ministro dei Trasporti Miri Regev di organizzare la cerimonia per commemorare la morte delle 1.200 vittime del movimento islamista e il ricordo delle 251 persone prese in ostaggio.

Questo annuncio, il 18 agosto, è stato visto come una provocazione per le famiglie di molte vittime, in particolare quelle del kibbutz al confine con Gaza, le principali vittime del 7 ottobre, il cui elettorato è più incline a sinistra. Promotrice dell’idea che la destra incarna lo Stato, pronta ad assimilare tutti gli attacchi contro il suo campo agli attacchi contro Israele, Miri Regev è uno dei principali dirigenti del partito di Netanyahu, il Likud. Si è fatta conoscere in particolare accusando di esserlo gli immigrati clandestini provenienti dal Sudan, anche se in numero limitato “un cancro nel corpo della nazione” ; di fronte allo scandalo, aveva rilanciato, sostenendo che lei “era felice di essere fascista”.

Tonante ministro della Cultura dal 2015 al 2020, ha opposto la libertà di espressione alla libertà di finanziamento. Ha attaccato l’organizzazione per i diritti umani Breaking the Silence, un’organizzazione creata da ex soldati israeliani che denunciano il comportamento dei soldati nei territori occupati.

Rifiuto degli artisti

Per Yotam Shimriz, membro di un collettivo che rappresenta le comunità confinanti con la Striscia di Gaza, sopravvissuto del Kibbutz di Kfar Aza e il cui fratello Alon è stato ucciso per errore dai soldati israeliani nella Striscia di Gaza mentre stava per riuscire a fuggire dalla sua rapitori, è fuori discussione lasciare al governo l’iniziativa di un omaggio alle vittime: “È il governo che era al potere il 7 ottobre [2023]. Non ha incontrato le famiglie, non si è preso le sue responsabilità, non ha formato una commissione d’inchiesta e non voglio che decida come saranno ricordati i miei amici, come sarà ricordato mio fratello»ha detto alla radio israeliana in agosto.

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