Dopo l’attacco iraniano al suo territorio, Israele dice di prepararsi “a tutti gli scenari”

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Davanti al booster di un razzo che, secondo le autorità israeliane, ha ferito gravemente una bambina di 7 anni, vicino ad Arad (Israele), il 14 aprile 2024. CHRISTOPHE VAN DER PERRE / REUTERS

Potenti detonazioni scuotono l’aria, mentre le luci squarciano l’oscurità in quota. L’annunciato attacco dell’Iran, con droni e missili, contro il territorio israeliano è appena iniziato, nella notte tra sabato 13 e domenica 14 aprile. È da poco passata l’una di notte e nessuno sa, in quel momento, se lasciarsi trasportare dalla curiosità o dalla paura. In strada, i curiosi si indicano le strisce luminose nel cielo, segno dell’attività dei sistemi di protezione dell’Iron Dome, tra cui l’utilizzo del sistema Arrow, in grado di distruggere le testate oltre lo strato atmosferico.

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Vediamo queste piogge di luce dalla città vecchia di Gerusalemme, il che crea la falsa impressione che i luoghi santi possano essere presi di mira, quando sono solo missili distrutti in lontananza, in quota. Le sirene urlano, mescolate a ripetuti ordini di recarsi nei rifugi. E poi, molto velocemente, tutto finisce. Durò meno di un’ora. In altre parti di Israele si sta verificando lo stesso scenario. Una bambina di 7 anni, ferita da una scheggia nel sud del Paese, è l’unica vittima registrata. La base aerea di Nevatim, nel Negev (Sud), è stata colpita da missili senza che le installazioni subissero gravi danni. È stato colpito anche un sito dell’intelligence militare nel Nord, senza danni noti.

L’attacco senza precedenti sferrato dall’Iran contro Israele si inserisce nella sequenza aperta, dopo il 7 ottobre 2023, dalla guerra a Gaza, che ha portato a una graduale escalation tra Israele e l’“asse della resistenza” (gli alleati regionali dell’Iran), sollevando timori, per sei mesi, di una conflagrazione regionale. L’operazione è stata effettuata utilizzando droni e missili balistici in risposta agli attacchi attribuiti allo Stato ebraico il 1ehm aprile, contro un edificio della sezione consolare dell’ambasciata iraniana a Damasco, capitale siriana, in cui sono morte sette guardie rivoluzionarie iraniane, tra cui due generali.

Questa risposta era in preparazione da due settimane. Era stato annunciato in numerose occasioni, poi dato come imminente, soprattutto da fonti americane, che avevano sollevato la possibilità di attacchi diretti sul suolo israeliano, con il timore di un’escalation fino alle dimensioni di una guerra regionale.

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Già nella tarda mattinata di sabato Teheran aveva rivendicato la cattura da parte delle Guardie Rivoluzionarie di una nave commerciale noleggiata da una compagnia legata ad un uomo d’affari israeliano nello Stretto di Hormuz. Nel corso della giornata, droni suicidi sono stati lanciati dall’Iran e immediatamente rilevati. Il tempo necessario per raggiungere Israele attraverso l’Iraq e la Giordania è stato stimato tra le cinque e le sei ore. Nessuno di questi aerei, quasi duecento in totale, ha infine raggiunto il confine israeliano, essendo stato abbattuto mentre volava sopra la Giordania e l’Iraq. Carcasse distrutte verranno ritrovate non lontano dalla capitale giordana, Amman, a una sessantina di chilometri da Gerusalemme.

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