Il Centro Pompidou mancano solo pochi mesi per impressionare prima della sua grande chiusura per cinque anni di lavoro nel corso del 2025. E cosa potrebbe esserci di più incisivo che portare alla luce una delle avanguardie francesi più radicali nella storia dell’arte? A più di vent’anni dalla sua ultima retrospettiva sul surrealismo, il museo si sta adattando ai tempi e non si limita alla celebrazione di un club di ragazzi per una retrospettiva più inclusiva. L’Expo riunisce le opere iconiche di Dalí, Ernst e Magritte, ma anche altre opere più riservate di artiste come Eileen Agar, Remedios Varo o Suzanne Van Damme. Una gradita revisione sulla carta, ma cosa succede una volta varcata la “porta dell’Inferno”?
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Quando ? fino al 13 gennaio
O ? Il Centro Pompidou, Place Georges-Pompidou, 75004 Parigi
Arte povera
Una mostra sularte poveraa (“arte povera”) nel museo di uno degli uomini più ricchi del mondo, è un po’ buffo. Ma è impossibile ignorare questa retrospettiva su una corrente essenziale della scena d’avanguardia italiana che, dalla sua nascita alla fine degli anni Sessanta, continua a permeare la creazione contemporanea. La Bourse de Commerce rappresenta un vero e proprio ritorno alle origini con 250 opere (di cui 50 prese dagli armadi del boss di Kering) e 13 maestri di analisi. Ma in realtà, cos’è l’arte povera? Teorizzata nel 1967 dal critico Germano Celant, l’“arte povera” proponeva un ritorno a una forma di sobrietà, riunendo sotto la stessa bandiera tutti coloro che privilegiano l’approccio e il discorso con una resa plastica. Dietro questi pezzi di legno e cumuli di ghiaia (che ora vengono venduti a prezzi record) si nascondeva un vero pensiero politico, contrario alla pop art e a tutte le celebrazioni della società dei consumi.
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Quando ? fino al 20 gennaio
O ? Borsa di Commercio – Collezione Pinault, 2 Rue de Viarmes, 75001 Parigi
Jackson Pollock: i primi anni 1934-1947
Di Pollock conosciamo gli enormi dripping, queste tele XXL decorate con migliaia di gocce di colore. Ciò che è meno noto è che, in gioventù, l’americano si cimentò con la figurazione, per poi pian piano emanciparsi da essa per dedicarsi al gesto. Un periodo poco documentato nei musei che scopriamo oggi al Museo Picasso, attraverso una quarantina di dipinti ma anche numerosi disegni. Cosa ci fa Jackson Pollock a casa di Picasso? Ebbene, il leader della scuola di New York ha confessato presto la sua ossessione per il pittore spagnolo, il cui stile si è infuso nella sua pratica, per poi essere digerito e sottilmente integrato in un insieme di ispirazioni. Dai muralisti messicani ai surrealisti passando per l’arte dei nativi americani, Jackson Pollock offre un corpus di opere altamente referenziato, molto più complesso di quello solitamente presentato, e che non colloca (per una volta) gli Stati Uniti come la principale forza dominante nella cultura internazionale. .
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Quando ? fino al 19 gennaio
O ? Museo Nazionale Picasso-Parigi, 5 Rue de Thorigny, 75003 Parigi
Tarsila do Amaral, Dipinto moderno del Brasile
Su binari gialli, verdi e blu, l’intera portata dell’opera di “Tarsila” si rivela insieme alla storia sociale e politica del Brasile, tra colonizzazione, schiavitù e messa in discussione dell’identità. Una doppia lettura assunta dal museo, che offre di apprezzare la plasticità della pittrice, largamente influenzata dalle avanguardie europee e dai suoi numerosi viaggi a Parigi, approfondendo al contempo il contesto in cui si è evoluta l’artista (1886-1973), che era bianca, borghese, ma non del tutto scollegata dalla realtà dei suoi connazionali.
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Quando ? Fino a 2 febbraio 2025
O ? Museo del Lussemburgo, 19 Rue de Vaugirard, 75006 Parigi
Pop Forever, Tom Wesselmann &…
No, la pop art non è solo Andy Warhol e le sue lattine di zuppa Campbell. Largo a Tom Wesselmann (1931-2004), erede del cavallo di legno, al quale la Fondazione Louis Vuitton dedica una mostra che lo colloca al centro di un movimento che, sotto la sua appariscente apparenza, criticava violentemente una società dei consumi in pieno frenesia. Ironia della sorte: Wesselmann ha sempre gridato forte e chiaro di non essere un artista pop, ma questa etichettatura forzata vale comunque la deviazione. Questo luogo scintillante nel 16° arrondissement racconta la vita del pittore americano come tema di una mostra XXL distribuita su tutti i piani. Il lavoro di Wesselmann, iperreferenziato ed esigente, contrasta con il lato da grande pubblico dei suoi amici pop(u) Warhol, Oldenburg o Lichtenstein che sfilano nei musei di tutto il mondo. Non importa: la Fondazione ha setacciato la sua collezione, fatto alcune telefonate strategiche, ed ecco una mostra che mescola monografia all’avanguardia e scontro artistico, con padri fondatori, contemporanei ed eredi come Jeff Koons o Ai Weiwei. Risultato: più di 150 pezzi di grande formato che raccontano la storia della pop art da un angolo unico tra retrò e mostra collettiva – un po’ scoraggiante ma regge!
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Quando ? fino al 24 febbraio
O ? Fondazione Louis Vuitton, 8 Av. tu Mahatma Gandhi, 75116 Parigi
Louvre Couture, oggetti d’arte, oggetti di moda
Avere 231 anni e farlo per la prima volta. Dal 24 gennaio al 21 luglio 2025, il Louvre ospiterà, per la prima volta nella sua storia, una esposizione interamente dedicato alla galassia della moda. Questa retrospettiva sarà realizzata da Olivier Gabet e Nathalie Crinière, che hanno annunciato di voler mettere in discussione l’influenza dei musei e delle loro collezioni sui creatori. Il guardaroba, che interagirà quindi con le opere del Louvre, dovrebbe essere composto da 65 outfit e 30 accessori haute couture con, al volo, creazioni Chanel di Karl Lagerfeld – grande geometra del Louvre –, oltre a pezzi di Yohji Yamamoto, Dolce & Gabbana, e un focus su Marie-Louise Carven, “la sarta delle piccole signore”.
Quando ? dal 24 gennaio al 21 luglio 2025.
O ? Museo del Louvre, rue de Rivoli, Parigi 1.
Dal cuore alla mano: Dolce & Gabbana
Nel 2025 Dolce & Gabbana festeggeranno 40 anni di creazione. E troverà Gran Palazzo una cornice degna del suo evento espositivo inaugurato al Palazzo Reale di Milano. Dalle molteplici ispirazioni del duo di designer (ceramiche siciliane, vetreria veneziana, ecc.) ai pezzi unici disegnati a mano nei loro laboratori, la mostra intreccia i mille e uno legami tra la cultura italiana e questa haute couture di eccessi che la maison coltiva . . Attraverso dieci stanze coinvolgenti e una scenografia folle come i loro abiti, vaghiamo nelle teste (e nei cuori) dei creatori.
Quando ?Fino aal 31 marzo 2025
O ? Grand Palais, 3 avenue du Général Eisenhower, Parigi 8
Susanna Valadon
Suzanne Valadon di nuovo al centro – di Parigi e dell’attenzione dei musei. Sebbene il suo monolocale sia stato aperto al pubblico nel 2014 nel museo di Montmartre, sono passati più di cinquant’anni – era il 1967 – da quando il lavoro di Suzanne Valadon era stato oggetto di una grande mostra. . Un’incongruenza cancellata dal Centre Pompidou che torna dal 15 gennaio al 26 maggio 2025 nel suo viaggio nella sfera artistica della – circa – prima metà del XX secolo. Attraverso 200 opere – dipinti e disegni – alcune delle quali poco o mai esposte, Beaubourg racconterà come Valadon sia diventata una figura chiave nell’emancipazione delle artiste, tra la sua ostinazione nel voler rappresentare la realtà a tutti i costi durante l’era del cubismo e l’arte astratta per principianti e la sua rappresentazione (pionieristica da parte di una donna) del nudo maschile in grande formato. Una mostra che parlerà della Boemia parigina – Valadon era un emblema della musette di Montmartre – e nella quale saranno presentati foto, manoscritti e dipinti di artiste contemporanee.
Quando ? dal 15 gennaio al 26 maggio 2025
O ? Centro Pompidou, rue Saint-Martin, Parigi 4°.
Chiharu Shiota, L’anima trema
L’ultima volta che abbiamo visto Chiharu Shiota in terra parigina è stato alla galleria Templon nel 2023, per la mostra poetica La memoria sotto la pelle. Da allora, quella soprannominata “il Ragno” prepara la più grande monografia della sua vita: L’anima trema. Ideata per il Mori Art Museum di Tokyo, la mostra fa tappa oggi sotto la cupola del Grand Palais per ripercorrere quasi 25 anni di carriera dell’artista giapponese. Ci sono voluti 1.200 metri quadrati per accogliere le installazioni monumentali di Chiharu Shiota (ce ne sono ancora sette) così come opere più dettagliate, foto o video performance, tutti riuniti in un percorso tematico. Non si può negarlo: il programma è allettante. Come Jeanne Mas, l’artista visiva tesse in rosso e nero un insieme coerente dove opere introspettive e primi saggi dialogano in suggestivi spazi immersivi.
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Quando ? fino al 19 marzo
O ? Grand Palais, 3 avenue du Général Eisenhower 75008 Parigi
Olga de Amaral
Il tessile è decisamente in crescita a Parigi. Mentre la giapponese Chiharu Shiota tesse le sue tele rosse vicino al Grand Palais, presso la Fondazione Cartier per l’Arte Contemporanea, è la pioniera della “fiber art” Olga de Amaral che espone le sue creazioni XXL. E il minimo che possiamo dire è che a 92 anni il colombiano ha ancora qualcosa sotto il pedale dell’arcolaio. In una magnifica scenografia ideata dall’architetto franco-libanese Lina Ghotmeh, la vetrina del 14° arrondissement si trasforma in un piccolo pezzo di Sud America, tanto minerale quanto sinuoso, per mettere in risalto quasi 90 opere dell’artista, alcune delle quali non aveva mai lasciato il suolo colombiano. Una retrospettiva degna dell’impatto di Olga de Amaral, che dagli anni ’60 ha continuato a spingersi oltre i confini del mezzo tessile, traendo ispirazione dai paesaggi impressionisti di Monet o dalle nebbie di Turner, affermandosi rapidamente come una figura essenziale del contemporaneo scena plastica.
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Quando ? Fino a 16 marzo 2025
O ? Fondazione Cartier per l’Arte Contemporanea, 261 Bd Raspail, 75014 Parigi