“The Stones And Brian Jones”: ritratto di un genio del rock insicuro e della pecora nera della sua famiglia

“The Stones And Brian Jones”: ritratto di un genio del rock insicuro e della pecora nera della sua famiglia
“The Stones And Brian Jones”: ritratto di un genio del rock insicuro e della pecora nera della sua famiglia
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Il club “27” affascina ancora. Dopo Ritorno al neroil film biografico di Sam Taylor-Johnson dedicato ad Amy Winehouse, il regista inglese Nick Broomfield (Whitney: Posso essere me, Marianne e Leonard: Parole d’amore) dipinge il ritratto di Brian Jones, altra icona morta all’età di 27 anni. Stessa tragica fine (fu trovato morto nella sua piscina il 3 luglio 1969), stessa sensazione di spreco. Brian Jones è l’istigatore e fondatore dei Rolling Stones. Dopo aver completato il suo apprendistato in diverse orchestre londinesi, questo appassionato dell’autentico black blues del Delta pubblicò nel 1961 un annuncio sulla stampa musicale per formare un proprio gruppo. Jones ha inventato il nome The Rolling Stones, ispirandosi alla canzone “Rollin’ Stone” del suo idolo Muddy Waters. Sarà lui il primo a introdurre nel mondo del pop strumenti nuovi e non convenzionali: il sitar in “Paint It Black”, l’oboe in “Dandelion”, la marimba in “Under My Thumb”, è lui. È Brian Jones.

Film Gli Stones e Brian Jones ©Cherry Pickers Film

Genio privo di fiducia

Il seguente ? La conosciamo. L’inventivo musicista, leader ispiratore ed elegante icona del movimento Swinging London svanisce gradualmente sotto il giogo del manager degli Stones Andrew Loog Oldham che metterà in risalto la coppia di compositori Jagger/Richards. Poi arrivano la depressione, i divagamenti sentimentali, gli eccessi di sostanze illecite e non, il declino fisico, le ripetute assenze durante le sessioni di registrazione, l’estromissione dal gruppo il 9 giugno 1969 e, meno di un mese dopo, la scomparsa. La storia di Brian Jones è già stata oggetto di abbondante letteratura e di numerosi documentari. La sua morte ha scatenato la sua parte di voci. E, soprattutto, la sua musica vibra ancora. Quindi, grande domanda: cos’altro porta con sé questo nuovo documentario, anche se firmato da uno specialista in biografie rock?

Basata su archivi, molti dei quali inediti, ma anche su nuove testimonianze (Mick Jagger e Keith Richards declinate), la storia, molto lineare nella sua trama, ha il merito di avere un punto di vista reale. Nick Broomfield sfugge al cosiddetto mistero della sua morte per annegamento ed evita il sensazionalismo, anche se ha raccolto molte confidenze a volte ridondanti da parte degli “amici” di Brian Jones. Arricchendo il suo soggetto con numerose sequenze che testimoniano la vitalità culturale della Londra degli anni ’60, sceglie di concentrarsi sulla vita di Brian Jones per coglierne meglio i difetti e comprendere come questo genio – senza dubbio il musicista più dotato degli Stones con batterista Charlie Watts – si è rinchiuso nell’ombra della grande storia del rock.

Fin dall’adolescenza, Brian è la pecora nera della sua famigliaci ha spiegato Nick Broomfield all’ultimo Ghent Film Festival. All’età di 16 anni fu espulso dalla scuola superiore per aver messo incinta una compagna di classe. Questo incidente crea una vera spaccatura con i suoi genitori e non si riprenderà mai. Quando gli Stones vivono il loro primo successo, lui è minato dai dubbi, dai rimpianti, dal peso delle responsabilità (nel frattempo avrà avuto altri due figli da due madri diverse, ndr). A differenza di Jagger o Richards, non si sentiva a suo agio in questo ruolo di portavoce di una generazione. Tutto quello che voleva fare era suonare il blues.

Gli Stones e Brian Jones Documentario Di Nick Broomfield Con Brian Jones, Mick Jagger, Keith Richards… 1h33

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