A Fragile Thing: il nuovo singolo dei Cure

A Fragile Thing: il nuovo singolo dei Cure
A Fragile Thing: il nuovo singolo dei Cure
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In occasione dell’uscita di Requiem, 14esimo album della band neo metal americana Korn, Rolling Stone è andata a incontrare il cantante Jonathan Davis. Parla del processo creativo.

11 ottobre 1994: uscita del primo album dei Korn

Con quale stato d’animo hai composto questo album?

Nel momento in cui scrivo avevo paura del virus. Penso che fossimo tutti spaventati! Eppure, quando sono entrato nello studio, quella sensazione in un certo senso… è andata via. Ero così felice di fare qualcosa. Essere in questo bozzolo. Ho potuto uscire di casa ed ero molto emozionato. Poter andare in studio, suonare, essere utile, qualunque cosa! È stato un vero e proprio mix di eccitazione e paura, che si alimentavano a vicenda: servono i bassi per poter apprezzare gli alti.

Quindi l’attuale pandemia ha influenzato la creazione?

Sono tanti i legami con la pandemia… Nella nostra vita personale e professionale, nella creazione, nelle conversazioni… È un tutto, una presenza permanente, conscia o inconscia: è normale che il tema riemerga nelle nostre azioni e nei nostri pensieri.

Da qui il nome del titolo dell’album, Requiem?

Requiem è sia il simbolo di una lotta che stiamo combattendo sia una preghiera per i nostri morti. È un ricordo oltre che la sintesi di diversi sentimenti… Ed è proprio questa molteplicità di ragioni implicite che mi è piaciuta, oltre al suono della parola. Adoro il modo in cui suona e scivola via dalla lingua… Meno male perché il nostro chitarrista, James Christian “Munky” Shaffer, è giunto alla stessa conclusione: ricorda, prendi nota… Perfetto!

Ma è rassegnazione, insofferenza o voglia di rimonta?

Non abbiamo necessariamente scelto questo nome per tutti i suoi significati. Lo abbiamo semplicemente preso come un segno. Un’etichetta sul periodo. Ed era un modo per celebrare l’album precedente, anch’esso ormai morto… Quindi oggi è il momento di passare a cose più grandi e migliori. E questo è ciò che significa per me RequiemIl Nientenel 2019, è stato, a livello personale, troppo difficile.

La rabbia e la depressione erano spesso le tue forze trainanti creative. Invitando, attraverso il primo singolo “Start The Healing”, a guarire da esso: come possiamo rinnovarci?

Affrontando i miei sentimenti, esprimendoli… Scriverli, esibirli e poi trasmetterli al mondo è sempre stata una terapia, qualunque fosse l’umore o il contenuto. Ed è una volta completato questo processo che posso rinnovarmi, ricaricarmi…
Ho il privilegio di poterlo suonare ogni sera. Fa davvero schifo ritrovare l’emozione di scrivere… Ma mi fa sentire come se non avessi accumulato nulla dentro di me. Quindi, quando sto seduto troppo a lungo e non vado in tournée, inizia a influenzarmi… Ecco perché non ho mai avuto così fretta: devo suonare! Voglio giocare!

Samuel Degasne

Trovate questa intervista integrale ai Korn sul settimanale Rolling Stone n°70

Requiem, il nuovo album dei Korn, è disponibile. Compra/Ascolta

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