Il giorno dopo la Messa di Natale, Papa Francesco ha inviato i suoi saluti in Piazza San Pietro in Vaticano, questo mercoledì 25 dicembre.
“Superare le divisioni” e “mettere a tacere le armi”. Papa Francesco ha lanciato, mercoledì 25 dicembre, un appello alla pace nel mondo in occasione delle celebrazioni del Natale, oscurato da conflitti e crisi umanitarie, in particolare a Gaza, in Ucraina e in Sudan.
Come ogni anno nel corso del tradizionale messaggio “Urbi et Orbi” (“alla città di Roma e al mondo”) trasmesso su Mondovisione, il leader di 1,4 miliardi di cattolici ha tracciato una panoramica dei principali conflitti e focolai di tensione nei due Paesi emisferi.
Ha quindi invitato a “mettere a tacere le armi nell'Ucraina martire” e ha sollecitato “gesti di dialogo” in vista di una “pace giusta e duratura”, mentre la Russia ha lanciato più di 70 missili nella mattinata del giorno di Natale sulla rete energetica ucraina.
Una “situazione umanitaria disastrosa”
Di fronte a migliaia di fedeli riuniti in piazza San Pietro in Vaticano, il Papa, 88 anni, con la voce senza fiato, ha denunciato ancora una volta la “disastrosa situazione umanitaria” a Gaza e ha rinnovato i suoi appelli al cessate il fuoco e alla il rilascio degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas.
Martedì sera, durante la messa di Natale, aveva già denunciato i “bambini colpiti dai mitragliatori”, le “bombe sulle scuole e sugli ospedali”, alludendo agli attacchi israeliani su Gaza di cui ha denunciato questa settimana la “crudeltà”, scatenando le proteste dei cittadini israeliani diplomazia.
Il gesuita argentino ha chiesto anche che vengano agevolati gli aiuti umanitari nel Sudan devastato da 20 mesi di guerra, dove secondo l'Onu la carestia che colpisce milioni di sfollati rischia di diffondersi. Il conflitto ha ucciso decine di migliaia di persone e sradicato 12 milioni di sudanesi, causando la più grande crisi di sfollati del mondo secondo le Nazioni Unite.
Più di 18 paesi citati
Dalla Birmania ad Haiti passando per Mali, Venezuela e Cipro, papa Francesco ha citato ben 18 Paesi, soffermandosi in particolare sul Medio Oriente “dilaniato dai conflitti”. Il Vescovo di Roma si è detto “vicino alla comunità cristiana del Libano” e “a quella della Siria, in questo periodo molto delicato” segnato dal nuovo potere islamista e dove i cristiani temono per il loro futuro.
In Africa, ha pregato per le “famiglie di migliaia di bambini che muoiono a causa di un'epidemia di morbillo nella Repubblica Democratica del Congo” e per le popolazioni “del Burkina Faso, del Mali, del Niger e del Mozambico”.
“La crisi umanitaria che li colpisce è causata principalmente dai conflitti armati e dalla piaga del terrorismo”, ha lamentato il papa.
“La situazione è aggravata dagli effetti devastanti del cambiamento climatico che stanno portando alla perdita di vite umane e allo sfollamento di milioni di persone”, ha aggiunto.
“Rompere i muri”
Parlando del suo continente nativo americano, Francesco ha invitato i leader a impegnarsi per “costruire il bene comune e riscoprire la dignità di ogni persona, al di là delle divisioni politiche”.
Senza menzionare gli Stati Uniti, dove il presidente eletto Donald Trump minaccia di rimandare indietro milioni di migranti, Francesco ha chiesto di “abbattere tutti i muri di separazione: i muri ideologici, che così spesso segnano la vita politica, e i muri fisici”.
Jorge Bergoglio ha rinnovato anche il suo appello a cancellare i debiti dei Paesi più poveri in occasione del Giubileo 2025, che ha lanciato martedì sera, l'”anno santo” della Chiesa cattolica organizzato ogni 25 anni e per il quale sono attesi oltre 30 milioni di pellegrini a Roma.
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