Di Dominique Nora
Pubblicato il
24 dicembre 2024 alle 10:00aggiornato il
24 dicembre 2024 alle 10:01
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Ritratto
In Madagascar, il sacerdote Pedro Opeka ha dimostrato che attraverso il coraggio e l’abnegazione è possibile superare la povertà e ridare speranza ai più indigenti. Ritratto, durante la sua visita a Parigi.
Nella magnifica abbazia, dove all'inizio di dicembre si svolgeranno le “Interviste Royaumont” sul tema “Vivere con l'intelligenza artificiale”, padre Pedro Opeka sembra un po' perso… Questo sacerdote di 78 anni, che consacra la sua vita alla La popolazione povera del Madagascar, non è abituata a parlare di tecnologia con una folla di filosofi, neuroscienziati, boss e consulenti. Ma l’uomo dagli occhi azzurri e dalla barba bianca tagliata squadrata fu, quel giorno, il “grande testimone” di un panel dedicato all’IA nei Paesi del Sud. Lontano dai discorsi sulla produttività e sul valore aggiunto di ChatGPT, il suo intervento ci riporta… con la terra. Forma il (pio?) desiderio che, in un modo o nell'altro, l'intelligenza artificiale sia capace “risvegliare lo spirito umano”in modo da “eliminare la paura dell’altro”e questo lo siamo “uniti nella condivisione, nell’empatia, nella solidarietà, nella correttezza”. E menziona le decine di migliaia di bambini malgasci della comunità creata dalla sua associazione Akamasoa, che sopravvivono grazie alla piccola ciotola di riso donata loro quotidianamente dalla scuola.
Con la semplicità, la perseveranza e il carisma che lo caratterizzano, Pedro Opeka viene in Francia, due volte l'anno, per far conoscere il suo lavoro e raccogliere fondi. Il missionario ricorda l'avventura della sua vita: trentacinque anni dedicati alla costruzione di un'isola di relativa prosperità, in uno dei Paesi più poveri del mondo. Le donazioni, essenziali per far fronte al bilancio della sua associazione umanitaria, provengono per la maggior parte da partiti…