La condanna a un anno di carcere per l’attivista Ismail Ghazaoui cristallizza le tensioni attorno alla politica di riavvicinamento tra Marocco e Israele. Questo processo, che sancisce un’azione di protesta contro il transito di equipaggiamenti militari israeliani attraverso il porto di Tangeri, rivela il divario che si sta ampliando tra la politica ufficiale di normalizzazione e una società civile largamente impegnata a favore della causa palestinese.
L’arresto e la condanna dell’attivista Ismail Ghazaoui illustrano il profondo divario tra la politica ufficiale di normalizzazione con Israele e il sostegno alla causa palestinese radicato nella società civile marocchina. Questo processo rilancia un movimento di protesta che continua a crescere dopo gli accordi del dicembre 2020.
Un riavvicinamento controverso con Israele
Nel dicembre 2020, il Marocco ha aderito agli Accordi di Abraham, un’iniziativa diplomatica americana volta a normalizzare le relazioni tra Israele e diversi paesi arabi. In cambio, Washington riconobbe la sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale.
Questi accordi hanno aperto la strada a una cooperazione rafforzata: firma di un protocollo di cooperazione militare nel novembre 2021 che copre la formazione e il trasferimento di tecnologia, il lancio di collegamenti aerei diretti e l’aumento degli scambi. Nel 2022 i due paesi hanno firmato un accordo di libero scambio e hanno stabilito partenariati nei settori della sicurezza informatica e dell’intelligence.
Una protesta che arriva a caro prezzo
Il 13 novembre 2023, Ismail Ghazaoui, attivista del movimento Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), ha protestato contro lo scalo nel porto di Tangeri di due navi mercantili della compagnia Maersk, sospettate di trasportare materiale militare in Israele. I video condivisi sui social media mostrano l’attivista e altri attivisti che invitano i lavoratori portuali a bloccare l’attracco delle navi.
Alcuni lavoratori portuali hanno risposto all’appello, esponendosi alle sanzioni dei loro datori di lavoro.
Portato davanti al tribunale penale di Casablanca, Ghazaoui è stato condannato il 10 dicembre a un anno di prigione e a una multa di 5.000 dirham per “istigazione a commettere crimini e delitti con mezzi elettronici”.
Una mobilitazione sempre più intensa
La condanna ha scatenato un’ondata di proteste. L’Autorità marocchina per il sostegno dei prigionieri politici (Hemm) denuncia “repressione arbitraria”. Altri attivisti rischiano il processo: tredici membri del Fronte marocchino a sostegno della Palestina sono attualmente sotto processo a Salé per “partecipazione a un raduno non autorizzato” dopo aver manifestato davanti a un negozio Carrefour.
Questa repressione giudiziaria avviene in un contesto di forte emozione popolare di fronte ai bombardamenti di Gaza. Aumentano le manifestazioni filo-palestinesi nelle principali città del regno, riunendo migliaia di persone nonostante le restrizioni.
Un equilibrio fragile per le autorità
Il governo marocchino si trova in una posizione delicata, dovendo conciliare i suoi nuovi impegni diplomatici con un’opinione pubblica prevalentemente favorevole alla causa palestinese. Il Ministero degli Affari Esteri sostiene che la normalizzazione con Israele non mette in discussione lo storico sostegno del Marocco alla Palestina, pur continuando lo sviluppo delle relazioni bilaterali con Tel Aviv. Una posizione di equilibrio complicata da mantenere.
Per le organizzazioni per i diritti umani, questi procedimenti legali dimostrano il desiderio di mettere a tacere il dissenso. Tra alleanze geostrategiche e aspirazioni popolari, il potere marocchino deve percorrere una linea sempre più stretta.
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