A Wissous (Essonne), una piccola cittadina incastrata tra l’aeroporto di Orly e le autostrade A6 e A10, i residenti avrebbero fatto bene a fare a meno della creazione di un gigantesco data center di Amazon Web Services. Situato a poche decine di metri da un asilo nido e da due scuole, esso “tocca letteralmente le finestre di certe case”, sottolinea Philippe De Fruyt, consigliere comunale dell'opposizione e presidente dell'associazione Wissous notre ville.
Per esentarsi dall'autorizzazione prevista dal piano urbanistico locale per gli impianti classificati ai fini della tutela ambientale superiori a 50 megawatt (MW), Amazon ha “salamato” il suo progetto da 100 MW in tre fasi. Ma finora è stata completata solo la prima fase, da 19,8 MW, a causa dei numerosi ricorsi presentati. I trenta soci di Wissous, la nostra città, deplorano la scelta di un sito senza rete di riscaldamento. “Secondo lo studio d’impatto realizzato da Amazon, il calore aumenterà la temperatura dell’atmosfera da 0,5 a 2°C e, se recuperato, potrebbe riscaldare 20.000 case”, afferma Jean-Luc Touly, membro dell'associazione. Temono anche i lavori al collegamento elettrico, che dovrebbe attraversare il centro cittadino, e il rumore proveniente dai 24 generatori situati sul tetto del centro.
Una denuncia che si presenta regolarmente, confida Philippe Schmit, presidente della Missione dell'Autorità Regionale per l'Ambiente dell'Ile-de-France (MRAE): “Ogni mese, i test dei generatori destinati a subentrare in caso di guasto della rete elettrica emettono molto rumore, ma anche grandi quantità di biossido di azoto, in zone spesso già molto inquinate”.
Studio sull'impatto pasticciato
Caso estremo, il data center Colt, a Les Ulis (Essonne), ha dovuto funzionare per undici giorni con un generatore a seguito di un'interruzione di corrente nel 2020. A La Courneuve (Seine-Saint-Denis), è ricominciata la mobilitazione contro il PAR7 di Digital Realty un decennio fa. Matilda Mijajlovic e Khadija Aït Oumasste, che abitano di fronte all'edificio di 19.000 m², non hanno dimenticato nulla. Un data center arrivato di nascosto, senza esibire un permesso di costruire. Il loro procedimento avviato nel 2015 si è concluso con la sentenza PAR7 del tribunale amministrativo di Montreuil, che ha ritenuto insufficiente lo studio sull'impatto acustico. Ma l'attività finalmente riprese, dopo alcuni aggiustamenti. Con grande disperazione dei due residenti, la cui petizione aveva raccolto 1000 firme. “Fa molto caldo e il rumore costante mi impedisce di dormire. Mi sento come se vivessi sul ciglio dell'autostrada.” si lamenta Matilda Mijajlovic.
Stai leggendo un articolo da L'Usine Nouvelle 3736 – Novembre 2024
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