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Marco Chiesa non beneficerà della revoca dell’immunità

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Marco Chiesa.Chiave di volta

Diverse denunce penali presentate lo scorso anno contro la campagna dell’Udc potrebbero riguardare anche il consigliere agli Stati Marco Chiesa. Ma la commissione ha deciso di non sospendere la sua immunità.

08.10.2024, 17:4008.10.2024, 23:04

L’immunità del consigliere di Stato Marco Chiesa (UDC/TI) non deve essere revocata. La Commissione giuridica del Consiglio degli Stati ha respinto una richiesta in tal senso avanzata dalla Procura pubblica di Berna. Anche la Commissione nazionale per l’immunità deve esaminare la questione.

La Procura della Repubblica di Berna indaga se la campagna dell’UDC dell’anno scorso con lo slogan “nuova normalità?” violato la norma antidiscriminatoria. Con questo slogan l’UDC ha denunciato gli atti criminali dei richiedenti l’asilo e degli stranieri.

In diversi cantoni, tra cui anche a Berna, sono state presentate denunce penali. Formalmente le procedure si svolgono contro ignoti, perché prima della revoca dell’immunità non può essere avviato alcun procedimento contro gli interessati.

«Un legame materiale»

In questo contesto, quest’estate la procura di Berna ha chiesto la revoca dell’immunità di Marco Chiesa e dell’ex consigliere nazionale di Nidvaldo Peter Keller. All’epoca della campagna elettorale del 2023, il primo era presidente dell’Udc, il secondo segretario generale del partito.

La commissione è intervenuta senza opposizione alla richiesta, hanno riferito martedì i servizi del Parlamento. Esiste un legame materiale tra il mandato di Chiesa come consigliere di Stato e la sua posizione gerarchica all’interno del suo partito e, più in particolare, nell’organizzazione della campagna per le elezioni federali. Dopo queste elezioni è stato rieletto anche nel Consiglio degli Stati.

La decisione di non revocare l’immunità del ticinese è tuttavia scesa con 8 voti contro 2. La libertà di espressione e la formazione delle opinioni rivestono una notevole importanza nel contesto di una campagna elettorale democratica, rileva la commissione. E da precisare che ne fanno parte affermazioni potenzialmente polarizzanti.

Seguendo la pratica adottata in casi simili, la commissione afferma di aver ponderato gli interessi in gioco. Nel caso dell’eletto ticinese gli interessi istituzionali, cioè l’interesse pubblico al buon funzionamento del Parlamento, prevalgono sugli interessi legati al perseguimento penale. (sda/ats)

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