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Bruxelles, la vacca sacra del Belgio, non può essere sacrificata: “È un difetto del sistema”

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Bruxelles è oggi la metafora del Belgio i cui diritti degli olandesi sono la vacca sacra che i francofoni non possono sacrificare. Storia divertente o tragica?

David Leisterh, Christophe De Beukelaer e Ahmed Laaouej. Immagine C Belga

La regione della capitale è immersa in una profonda impasse. L’unione dei liberali e degli impegnati, ma anche dei socialisti che restano al potere a differenza di quanto avviene in Vallonia dove vengono spazzati via, non è oggetto di alcuna discussione. Ottima l’alleanza tra azzurri e rossi, con il sostegno dell’ex Cdh. Grazie alla compostezza di David Leisterh, nonostante i calci del presidente del suo partito Bouchez, al buon senso di Amedh Laaouej, alla prudenza di Christophe De Beukelaer, i francofoni sono a posto.

Carte elettorali

Ma le elezioni hanno ridistribuito le carte elettorali in modo sorprendente, per non dire surreale, sul versante neerlandese. Due partiti di lingua olandese hanno catturato un elettorato francofono che ha fatto il suo “acquisto elettorale” ideologicamente, liquidando la propria appartenenza linguistica: Groen in testa così come il nuovo partito di Fouad Ahidar (ex Vooruit). Gli olandesi non riescono a raggiungere una maggioranza essenziale all’interno della loro minoranza. Dei 17 deputati di lingua olandese, ne servono 9. E il CD&V ha subito disertato, bloccando l’intero meccanismo.

L’offerta dannosa della N-VA

Il gioco di Colin Maillard continua dopo le elezioni, questa volta con un’offerta maliziosa della N-VA che si offre come pompiere a condizione di avere un ministro (“queste sono le regole del gioco”) accompagnato dalla garanzia di rispettare le autonomia della regione di Bruxelles (questa è una novità), in particolare attraverso una maggiore diffusione dell’olandese nelle scuole. O. Niente su Good Move e sulle misure ecologiche che vengono messe in discussione dai francofoni e infastidiscono Groen che si fa forza.

“Una profonda impasse”

“L’impasse è profonda. Le altre regioni hanno un sistema che permette di aggirare l’ostacolo attraverso la “elezione separata delle minoranze”, sistema che però non è mai stato utilizzato. Per Bruxelles non è previsto come tale, decifra il costituzionalista Marc Uyttendaele (ULB). Questo è un difetto del sistema che potrebbe essere risolto solo con una legislazione speciale approvata con una maggioranza di due terzi in un governo federale funzionante”. Riuscire ad avviare una riforma statale per salvare la minoranza di lingua olandese a Bruxelles è uno scenario tanto surreale quanto (senza dubbio) malvagio.

“L’unica via d’uscita è trovare una soluzione politica: nove parlamentari di lingua olandese devono mettersi d’accordo. I costituzionalisti, per quanto brillanti siano, non possono manomettere le leggi costituzionali per risolvere la situazione così com’è”.sospira Marc Uyttendaele. “Questa situazione si basa su due paradossi. Il primo è il passaggio dalle voci francofone a quelle olandese. La seconda si basa su una soglia elettorale fissata al 5% che provoca una spaccatura dei voti a Bruxelles sulle liste fiamminghe. La soglia dovrebbe essere alzata, tra le altre cose”, continua Marc Uyttendaele. Nel frattempo esiste un parlamento funzionante che può approvare ordinanze. Il modello belga ha dimostrato di poter funzionare anche con un governo dimissionario.

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