Un sentimento di sollievo è quello che hanno provato lunedì 20 gennaio molti residenti di Nuuk, la capitale della Groenlandia, circa 20.000 abitanti, quando il presidente americano, Donald Trump, ha concluso il suo discorso di insediamento senza aver menzionato il loro Paese. “Siamo molto felici che non abbia parlato della Groenlandia”assicura Jorgen Waever Johansen, cofondatore della Greenland Water Bank, società che commercializza l’acqua prodotta dal ghiacciaio dell’isola di Disko, al largo della costa occidentale dell’isola artica.
L’imprenditore quarantenne non è più preoccupato dalle precedenti dichiarazioni di Trump sulla sua intenzione di prendere il controllo del territorio autonomo annesso alla Danimarca. “Siamo seri, tutti sanno che nel 2025 è impossibile comprare un Paese. Inoltre, siamo nella NATO, siamo alleati molto stretti degli Stati Uniti. Voglio credere che questa sia una posizione politica e che non ci saranno problemi”spiega.
Molti groenlandesi, invece, sono rimasti commossi dalle dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, in particolare dal suo rifiuto di negare di voler un giorno usare la forza per porre il territorio autonomo annesso alla Danimarca sotto il controllo degli Stati Uniti. “Era molto aggressivo, ci rendeva nervosi. A casa i miei figli hanno iniziato ad avere incubi”testimonia Akka (che non ha voluto dare il suo nome), impiegata nel turismo.
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