dalla sconfitta territoriale alla minaccia digitale – rts.ch

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Nonostante la sconfitta militare nel 2019, il gruppo Stato Islamico sta adattando la propria strategia di comunicazione per mantenere la propria influenza. Il gruppo terroristico sfrutta abilmente le piattaforme digitali per diffondere la propria propaganda e reclutare nuovi seguaci, ponendo nuove sfide alla sicurezza.

Il gruppo Stato Islamico (o Daesh), sebbene indebolito territorialmente dal 2019, rimane una seria minaccia. Ha trasformato la sua sconfitta militare in una tentacolare presenza digitale, dimostrando un’inquietante padronanza dei moderni canali di comunicazione.

L’attentato di New Orleans, avvenuto il giorno di Capodanno, illustra la persistenza di questa minaccia. Un uomo radicalizzato ha compiuto un attacco mortale, uccidendo 15 persone. L’FBI ha confermato che l’aggressore era “ispirato al 100% dal gruppo Daesh”, sottolineando la capacità del gruppo di motivare i “lupi solitari”.

>> Rivedi l’argomento delle 19:30 sull’attentato di New Orleans:

Attacco a New Orleans: l’FBI indica che il sospettato ha agito da solo e ha dichiarato di aderire al gruppo Stato Islamico / 19:30 / 2 min. /2 gennaio 2025

Resisteranno alla propaganda

Myriam Benraad, politologa, autrice di “Lo Stato Islamico è sconfitto?” (Edizioni CNRS), spiega questa resilienza: “Il gruppo non ha cambiato radicalmente il suo discorso, ma ha dovuto adattarsi a un Internet più restrittivo”, ha analizzato lunedì nel programma Tout un monde de la RTS. Questo adattamento si traduce in un ritorno alle fonti, con una predominanza della propaganda in lingua araba.

La newsletter “Al-Naba”, pubblicata ogni giovedì dal 2014, è diventata uno dei principali canali di comunicazione in arabo dell’organizzazione. “Oggi vediamo molta più propaganda in arabo rispetto a dieci anni fa. È un ritorno all’identità araba originaria del gruppo”, spiega Myriam Benraad.

Una strategia di reclutamento ampliata

Paradossalmente, anche lo Stato Islamico sta diversificando i suoi obiettivi. “Hanno ampliato il loro arsenale di traduzioni, in particolare verso le lingue dell’Asia centrale e il russo”, spiega Aaron Zelin, ricercatore del Washington Institute. Questo approccio ha reso possibile reclutare personale da paesi come Tagikistan, Uzbekistan e Kazakistan.

Di fronte alle restrizioni imposte dai social network tradizionali, il gruppo si è rivolto anche ad applicazioni crittografate come Telegram. Ma per i due esperti intervistati a “Tutti”, la recente decisione di Mark Zuckerberg di farlo porre fine al fact-checking su Facebooknegli Stati Uniti, potrebbero agevolare la diffusione di contenuti estremisti.

>>Leggi anche: Secondo l’ONU, regolamentare i contenuti online che incitano all’odio e dannosi “non è una censura”.

Non sarebbe sorprendente vedere la propaganda e il reclutamento jihadisti riapparire sulle piattaforme mainstream negli anni a venire

Aaron Zelin, ricercatore del Washington Institute

L’intelligenza artificiale al servizio della propaganda

Daesh ha acquisito competenze anche nel campo dell’intelligenza artificiale. Il gruppo ora produce notizie televisive false, utilizzando presentatori generati dall’intelligenza artificiale, come osservato dopo l’attacco in una sala da concerto di Mosca. Contenuti che sfuggono facilmente alla moderazione delle piattaforme social.

Questo sviluppo tecnologico preoccupa i due esperti. La capacità del gruppo Stato Islamico di diffondere propaganda potrebbe moltiplicarsi, ponendo nuove sfide alle autorità e alle piattaforme digitali.

Miruna Coca-Cozma

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