L’ospite –
Di fronte ai talebani, non distogliamo lo sguardo
La situazione delle donne afghane è drammatica. La mobilitazione internazionale per aiutarli è fondamentale.
Cristiano Brunier– Ex deputato di Ginevra
Pubblicato oggi alle 06:41
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Quando i talebani hanno ripreso il potere in Afghanistan, alcuni osservatori hanno parlato di una possibile rinascita di questo gruppo fondamentalista. L’arrivo di nuove figure all’interno della cerchia dirigente ha suggerito, per alcuni, una possibilità di cambiamento. Tuttavia, la palese assenza di una rappresentanza femminile tra questi decisori era già un segnale allarmante.
Nei primi tempi sembrava che fosse stata enfatizzata una certa moderazione, probabilmente nel tentativo di rassicurare la comunità internazionale e dissipare le preoccupazioni delle popolazioni locali. Ma questa facciata di moderazione non tardò a sgretolarsi. Molto rapidamente, i talebani hanno riscoperto la loro natura: quella di un regime veramente patriarcale, autoritario e ostile alla diversità di opinioni.
Le misure oppressive, in particolare contro le donne e le minoranze, sono tornate ad essere la norma, confermando che questo “rinnovamento” era solo una strategia di comunicazione temporanea. Donne escluse dalla scuola e dai lavori pubblici, controllo rigido dei media, censura delle libertà individuali; divieto di musica e intrattenimento: ogni decisione presa ha riaffermato la volontà dei talebani di ripristinare un sistema in cui l’obbedienza e la paura prevalgano sulla dignità umana.
In tutti gli aspetti della vita pubblica veniva applicata una rigorosa segregazione tra uomini e donne. Regna l’oscurantismo; al punto che i talebani ora chiedono che le finestre delle stanze occupate dalle donne siano oscurate. Dopo essere stati rinchiusi dietro i cancelli dei loro burqa, ora sono imprigionati nelle loro case. Il machismo estremo nega alle donne il diritto di esistere; fiorire. Una tale politica è un rifiuto nei confronti di metà della popolazione che non possiamo tollerare. Difendere i diritti umani significa ovviamente proteggere i diritti delle donne.
La situazione delle donne in Afghanistan è una crisi umanitaria e di diritti umani che richiede una mobilitazione internazionale massiccia e urgente, mentre il silenzio oggi è troppo pervasivo.
Questa mobilitazione generale a favore delle donne afghane, contro questo machismo estremo, deve passare attraverso una decisa pressione diplomatica, non riconoscendo questo potere totalitario; mirando gli aiuti o condizionandoli; esercitando pressioni su questi estremisti.
Negazione dell’umanità
Dobbiamo, allo stesso tempo, sostenere i movimenti di opposizione, aperti all’Illuminismo, sensibili alle Libertà. Incoraggiare la transizione democratica, all’interno e all’esterno del paese, è un’altra strada. Questo sostegno deve far eco alle voci libere dell’Afghanistan. L’istruzione, la formazione e la cultura devono essere sostenute in quanto stimolatrici della vita delle società. Malala Yousafzai, premio Nobel per la pace, lo spiega molto bene: “I talebani non leggevano il Corano, perché nell’Islam è diritto di ogni ragazza e ragazzo avere accesso all’istruzione. »
La sofferenza delle donne afghane deve ossessionarci. Come può una società moderna chiudere un occhio davanti a un simile orrore? Le nazioni di questo mondo, comprese le più grandi democrazie, e l’opinione pubblica possono, devono mettere in ginocchio questi leader autocratici. I valori difesi dai talebani, in particolare nei confronti delle donne, sono la negazione dell’umanità. Non accettiamoli!
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