In Senegal, la terza alternanza si trova di fronte a un nuovo tipo di contropotere. Il Presidente della Repubblica e il suo Primo Ministro Ousmane Sonko apprezzano il bigottismo di una parte dei loro attivisti. I cerberi del PROJECT che, grazie alla loro devozione e alla loro formidabile attività sui social network, hanno portato il duo al potere. Un dilemma particolarmente difficile per Ousmane Sonko, obbligato a prendersi cura della capra e del cavolo. Come un cacciatore costretto ad addestrare segugi che lui stesso allevava, nutriva con le proprie mani, rischiando di essere ridotto a nulla. D’altra parte, Sonko deve e dedica lealtà a questi attivisti patriottici. D’altra parte, il presidente del partito, il primo ministro, è obbligato a proteggere le istituzioni della repubblica dagli eccessivi patrioti. Perché le istituzioni sono prima di tutto un bene pubblico e un contratto sociale da costruire.
Se la detenzione del potere deriva dalle elezioni, il suo esercizio è legato ad altri meccanismi di gestione. A questo proposito, il prossimo lancio della piattaforma Ligeeyal sa reew, “che permetterà a ogni senegalese di presentare la propria candidatura per incarichi pubblici in concorso” va contro la protesta contro la nomina di cittadini che non sono membri di PASTEF o che avrebbero criticato il PROGETTO. Ogni senegalese, qualunque sia la sua origine o le sue opinioni, ha il suo posto all’interno della Repubblica, ad eccezione di coloro che mostrano tendenze etniche o separatiste. Le autorità hanno la responsabilità di aggirare i passi del comunitarismo che conducono dritti verso un abisso molto oscuro. I bigotti sostenitori del PASTEF affermano di esprimere il loro disaccordo in nome della democrazia. Tuttavia, questa protesta “democratica” interna può sembrare comica sotto molti aspetti, ma rivela una situazione nuova che non è poi così priva di interesse, se usata con saggezza.
Un nuovo tipo di contropotere
Ousmane Sonko non è Pericle il padre della democrazia radicale, e siamo ancora molto lontani dalla democrazia ateniese, ma Pastef ha promesso una rivoluzione copernicana nella gestione degli affari cittadini “Li nieup book, nieup jotsi”. Sotto questo prisma, la “ribellione” nata dalla nomina di Aoua Bokar Ly, la seconda del suo genere dopo l’episodio di Samba Ndiaye, fa ben sperare, se tali azioni possono servire l’interesse generale e non i desiderata del “Pastefien”. In Senegal molto spesso ha prevalso la buona volontà delle autorità. Tuttavia “il potere deve fermare il potere”, celebre frase di uno dei personaggi chiave dell’Illuminismo. Alla luce di questa vivace polemica, gli attivisti bigotti hanno dimostrato di poter svolgere il ruolo di un potente contropotere, certamente informale, ma altrettanto formidabile, al punto da provocare da un giorno all’altro la reazione del presidente del loro partito. Il Maharaja di Pastef si è posto a scudo del Capo dello Stato contro i patrioti che insultavano a profusione il Presidente della Repubblica.
La costituzione senegalese ha nominato come suo tutore “un monarca eletto” che assume quasi tutti i poteri. Il tanto decantato cambiamento “sistemico” farebbe un passo da gigante se i cerberi del PROGETTO diventassero difensori del tempio repubblicano. Controllando l’azione dello Stato, così come sono riusciti, per un certo periodo, a imporre una narrazione dominante nell’opinione pubblica, attraverso il canale rivoluzionario dei social network. E se questo stesso desiderio guidasse il loro giudizio oggettivo sull’azione pubblica? Questa svolta storica consentirebbe un monitoraggio costante del metodo di gestione dei nostri enti. In modo tale che qualunque posizione ambita non sia più un privilegio e tanto meno una sinecura. A queste condizioni, l’avvento di Bassirou Diomaye Faye si rivelerà una vera boccata d’aria fresca democratica. In attesa dell’efficacia della trasformazione socio-economica del Senegal, le cose cambiano.
Cherif DIOP