REPORTAGE – Solo poche decine di persone hanno accompagnato le cerimonie ufficiali, presiedute da Emmanuel Macron.
A braccetto, Louahab Nourdine e il suo compagno, Frédérique Duchâtelier, osservano i due veicoli della gendarmeria che bloccano l’ingresso del Boulevard Richard-Lenoir, in 9e quartiere di Parigi, a pochi metri dagli ex uffici di Charlie Hebdo. Lui brandisce la bandiera tricolore, lei tiene in mano l’edizione del giorno del giornale satirico. A dieci anni dagli attentati del 6 gennaio, che costarono la vita a dodici persone tra cui otto giornalisti Charlie Hebdosono venuti qui per « rendere omaggio a tutte le vittime ».
« Siamo di fronte Barbarie islamica . Non mi piacciono le fusioni, vogliono metterci nello stesso paniere degli islamisti »si rammarica di quest’uomo dell’Algeria. « Ho scelto la Francia, lì ho fatto il servizio militare, lì ho avuto dei figli. Difendo la libertà di espressione »aggiunge. Frédérique, da parte sua, ricorda il 7 gennaio 2015 e le sirene che sentivano dal loro appartamento vicino. « È stato terribile »sbottò, singhiozzando.
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Tuttavia, solo poche decine di persone si sono riunite per questo omaggio alle vittime del 7 gennaio 2015. Allo stesso tempo, un centinaio di metri più in là, Emmanuel Macron e Anne Hidalgo hanno deposto una corona davanti agli ex locali di rue Nicolas-Appert prima rispettando un minuto di silenzio e intonando La Marsigliese. Accompagnati da numerosi ministri tra cui François Bayrou, Bruno Retailleau e Rachida Dati, hanno poi camminato alcuni minuti per raggiungere la targa commemorativa dell’assassinio dell’agente di polizia Ahmed Merabet, ucciso anche lui quel giorno dai fratelli Kouachi. La delegazione ufficiale si è poi recata a Porte de Vincennes, di fronte al negozio Hyper Cacher, dove quattro persone sono state uccise dal terrorista Amedy Coulibaly, durante la presa di ostaggi del 9 gennaio.
“Dobbiamo imparare a difenderci”
Sul boulevard Richard-Lenoir, anche Bernard Magaud, berretto rosso e barba bianca, spiega che vuole « rendere omaggio » ai dispersi. « Tra coloro che sono qui riuniti, alcuni erano qui dieci anni fadice. Vivo nelle vicinanze. Quel giorno un vicino mi ha avvertito dell’accaduto e sono arrivato lì un’ora dopo »continua, prima di irritarsi francamente: « A quel tempo andavo al Pôle emploi dietro gli uffici di Charlie e quando passavo di lì c’erano sempre gli autobus della CRS. E un giorno, niente più ! Spero che coloro che hanno dato quest’ordine dormano male quanto me. » Se ne rammarica « la libertà di espressione è minacciata »poi esce di scena.
Davanti all’Hyper Cacher della Porte de Vincennes, cinque scout israeliti provenienti dalla Francia – il movimento scout ebraico – in uniforme hanno dispiegato un’enorme bandiera francese. Nathan, uno di loro, è venuto a commemorare « un attentato che segnò la comunità ebraica ». « Ricordo due cose : in primo luogo, la difesa della libertà non è negoziabile. Allora dobbiamo imparare a difenderci »disse, sotto lo sguardo attento dei suoi compagni. « Dieci anni sono un anniversario triste. Purtroppo i parigini non si rendono conto dell’importanza di questo evento, per questo non è venuto nessuno »lamenta il giovane di 22 anni.
« Torno all’Hyper Cacher per fare la spesa, ma penso spesso a coloro che sono stati uccisi »aggiunge Danièle Klein, dell’Associazione francese delle vittime del terrorismo. « Solo due giorni fa ho visto la giovane cassiera. Dieci anni fa, ricordo qualcun altro che era al suo posto : ha lasciato la Francia »spiega, con emozione contenuta. « Sì, davvero, la Francia ha perso una certa serenità dopo gli attentati »aggiunge. Pochi metri più avanti, decine di persone scendono alla stazione della metropolitana Saint-Mandé. Senza uno sguardo all’Hyper Cacher.