Il suo delitto più recente risale allo scorso luglio, presso il negozio Tigre Géant di Chicoutimi. Éric Boudreault ha rubato oggetti per un valore totale di 180 dollari per aiutare un amico in difficoltà, afferma.
Secondo lui, ogni volta che reagisce è per “comprare amici”. Il pubblico ministero della Corona, però, gli ha fatto notare che quel giorno aveva rubato anche un orologio da uomo. “Mi sono detto che già che ci sono, ne prendo un pezzo anch’io”, ha ammesso.
Con la sua schiettezza e le sue dichiarazioni crude, la presenza di Éric Boudreault in tribunale è stata notevole. Ha anche ammesso di aver commesso altri due furti dopo il suo arresto l’estate scorsa.
“Mi chiedi la verità, te la dico!”, ha detto alla giudice Sonia Rouleau.
Anche se queste azioni sono riprovevoli, Éric Boudreault afferma di “non rappresentare un pericolo per nessuno”. “Lei è pericoloso per le imprese, ad esempio, e questo lo paghiamo noi”, ha detto il giudice per richiamarlo all’ordine.
Sentenza “indulgente”.
Da quando è uscito di prigione lo scorso aprile, Éric Boudreault vive con i suoi genitori e aiuta alcuni vicini a mantenere la loro terra, per una certa somma di denaro. In una testimonianza scritta, i suoi genitori hanno confermato che la convivenza con il figlio procede bene.
Il carcere comunitario, però, è un’opzione difficilmente conciliabile con i problemi di dipendenza dalla marijuana degli imputati, che ne fanno uso quotidiano.
I suoi numerosi precedenti penali hanno inoltre spinto il giudice a propendere per la proposta della Corona, che proponeva dai sei ai sette mesi di detenzione, pena definita dal magistrato “indulgente”.
“Anche se indulgente, mi sembra ragionevole date le circostanze e dico ragionevole con la ‘r’ molto piccola.”
Il suo avvocato, Me Olivier Théorêt, ha suggerito invece 240 ore di lavoro compensativo.
Un prigioniero modello
Il giudice Rouleau ha ricordato all’imputato che la pena massima per furti di questo tipo è di due anni e che nel suo caso avrebbe potuto essere appropriata.
Ha sottolineato più volte che l’uomo avrebbe l’intelligenza e la capacità di uscire da questa situazione, se davvero lo volesse.
“Sono un prigioniero modello”, si vantava. “Sarebbe divertente se diventassi un cittadino modello”, ribatté il giudice.
“Con tutte le sentenze che ho ricevuto, avrei dovuto sculacciarne una”, ha detto l’uomo sconcertantemente onesto.