Parla troppo velocemente, senza riprendere fiato. Le parole fendono l’aria come coltelli, un’esplosione di ferita e dolore invade improvvisamente la piccola stanza. ” SÌ. Non c’è un solo aspetto della mia vita di donna che lui abbia risparmiato. Il desiderio di fare del male era più forte di ogni altra cosa. SÌ. » Lydie, 38 anni, si reca regolarmente, dalla fine del 2023, nello studio dove la riceve la psicologa dell’Associazione della Riunione per l’aiuto legale alle famiglie (Arajufa), a Saint-Pierre.
Situata proprio accanto al tribunale competente per il sud della Riunione, l’associazione sostiene le donne che hanno subito abusi da parte del coniuge. Su mandato della Procura della Repubblica, fa valere i loro diritti civili e li guida durante il procedimento penale. Qui, “Mi è stato insegnato a posizionarmi rispetto all’inaccettabile”si confida la giovane mamma, che non vuole dire il suo nome, come le altre donne intervistate.
La violenza è iniziata “gradualmente, fino a diventare quotidiano”dice Lydie, questo martedì di dicembre 2024. Picchiata, umiliata, minacciata di morte, seguita in ogni suo spostamento: il padre delle sue due figliolette, tossicodipendente, non le dava più tregua. Lydie poi precipitò nel terrore e nell’ipervigilanza. “Non ho mai dormito. Quando non puoi nemmeno andare a fare pipì senza che i bambini impazziscano, diventa un inferno. Stavo impazzendo. Mio malgrado, ho imparato a memoria tutte le targhe delle auto che ho incontrato. » Badante in ospedale, la giovane donna è ora ricoverata lì per il suo disturbo da stress post-traumatico.
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