PHILIPPE LOPEZ/AFP
Ziad Takieddine, 17 novembre 2016 a Nanterre.
GIUSTIZIA – Non sarà alla sbarra ma persiste. Ziad Takieddine, sospettato di aver partecipato al trasferimento di fondi nell’ambito della vicenda del finanziamento libico della campagna di Nicolas Sarkozy nel 2007, mantiene la sua versione dei fatti lunedì 6 gennaio, all’apertura di questo vasto processo.
L’ex presidente della Repubblica è accusato di aver trascorso, alla fine del 2005, con l’aiuto dei suoi carissimi amici Brice Hortefeux e Claude Guéant, un “patto di corruzione” con il ricco dittatore libico Muammar Gheddafi caduto nel 2011, così da “supporto” finanziariamente la sua adesione all’Eliseo. Con, tra gli intermediari coinvolti, Ziad Takieddine. “ Sarkozy è andato a trovare Gheddafi, ha chiesto soldi a Gheddafi. Posso dire che Gheddafi lo ha pagato fino a 50 milioni di euro”, Questo 6 gennaio tiene l’interessato al microfono di RTL.
In un video pubblicato da Mediapart nel 2016, Ziad Takieddine, un uomo d’affari franco-libanese, affermava di aver donato cinque milioni di euro in contanti, dalla Libia, nel 2006 e nel 2007 a Nicolas Sarkozy e al suo capo di gabinetto Claude Guéant. Poi è tornato sulle sue dichiarazioni scagionando l’ex presidente, prima di ritrattare definitivamente.
Takieddine pronto ad affrontare la giustizia, ma a distanza
Nicolas Sarkozy e la sua difesa hanno sempre contestato le affermazioni dell’imprenditore. “Nel dossier abbiamo contato non meno di 16 diverse versioni fornite da Ziad Takieddine quindi quello che mi stai dicendo potrebbe esserci una 17a versione che prenderemo con la stessa cautela delle altre 16”travolge l’avvocato dell’ex presidente Christophe Ingrain, al microfono di RTL.
Ziad Takieddine è stato condannato nel 2020 per diffamazione contro Claude Guéant. Allo stesso tempo, è stato incriminato dal 2016 per complicità nella corruzione e traffico di influenza nell’affare del finanziamento libico. Lunedì però non sarà presente all’udienza. “Nessuno mi ha convocato” ha assicurato a RTL dicendosi pronto ad affrontare la giustizia, ma dal Libano dove era fuggito. Allo stesso tempo, è stato condannato nel caso Karachi. La decisione in appello è attesa per il 21 gennaio.
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