Abdellah Bouchtat, membro del gruppo Alternative Amazigh, ha descritto questa iniziativa come un passo cruciale verso l’integrazione della lingua Amazigh nelle istituzioni religiose del Paese. Ha sottolineato l’importanza di espandere l’uso di questa lingua nei programmi ministeriali e di incoraggiare gli imam a padroneggiarla per interagire meglio con i cittadini marocchini, in particolare con le minoranze.
La traduzione del Corano in Amazigh è vista come un forte gesto a favore della cultura e dell’identità Amazigh. Hussein Jihadi al-Baamrani aveva già pubblicato nel 2003 una prima traduzione del Corano in Amazigh, frutto di 12 anni di ricerche e sforzi.
Imad Al-Manyari, presidente dell’Associazione per la ricerca e lo scambio culturale, ha accolto questa mossa del ministero come un’opportunità per avere una traduzione ufficiale e accessibile. Ha inoltre sottolineato l’importanza delle opere di Hussein Jihadi, in particolare delle sue traduzioni del Corano, delle opere sulla vita del Profeta e di Sahih Al-Bukhari, che possono ispirare iniziative future.
Nonostante tutto, l’uso dell’amazigh resta limitato in Marocco, dove oggi è parlato da meno di un terzo della popolazione.
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