Due giorni dopo l'apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha aperto questo 26 dicembre, festa di Santo Stefano, una Porta Santa nel casato penitenziario di Rebibbia, a Roma. Il Papa si è recato lì come “pellegrino della speranza” per esprimere la sua vicinanza ai detenuti di tutte le carceri del mondo. Ha ingiunto loro di «spalancare le porte del cuore», perché «i cuori chiusi e duri non aiutano a vivere».
Alexandra Sirgant – Città del Vaticano
Si tratta di una novità rispetto alla secolare tradizione dei Giubilei che ha sempre visto il Papa aprire solo le porte sante delle quattro basiliche vaticane. Come mostrato nel fumetto La speranza non deludePapa Francesco ha aperto questo giovedì, 26 dicembre, una Porta Santa nel carcere della capitale italiana, “affinché sia (…) un simbolo che invita a guardare al futuro con speranza e con un nuovo impegno per la vita“. Ad accompagnarlo erano mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del dicastero per la Nuova Evangelizzazione, e il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del dicastero per la Cultura e l'Istruzione.
Spalancate le porte del cuore
Papa Francesco ha esortato i 300 detenuti, guardie carcerarie e agenti di polizia riuniti nella Chiesa del Padre Nostro ad aprire i loro cuori alla speranza, virtù cristiana centrale di questo anno giubilare. “Cuori chiusi, cuori duri, non aiutano a vivere» ha insistito il Vescovo di Roma, invitando tutti ad aprirli per vivere in fraternità. Come l’ancora che stabilizza la barca in mare, la speranza è l’ancora terrena che aiuta tutti ad andare avanti e a guardare al futuro, perché “c'è sempre qualcosa di buono, c'è sempre qualcosa che ci spinge avanti».
Il Papa saluta un prigioniero nella Chiesa del Padre Nostro.
Per fare questo, Papa Francesco consiglia ai fedeli di tenere una mano sulla corda, attaccata all'ancora della speranza, mentre si spalancano le porte del cuore. “Ti auguro tanta pace e ogni giorno prego per te» ha dichiarato il Papa ai detenuti di Rebbibia e del mondo.
Scambio di donazioni
Al termine della liturgia Francesco ha ricevuto diversi doni. Una donna e un uomo, entrambi detenuti a Rebibbia, oltre a due educatori, hanno offerto al Papa un dipinto di Cristo con le mani tese, realizzato dall'artista Elio Lucente, oltre a un cesto di prodotti agricoli.
Il Santo Padre ha donato loro una riproduzione della Porta Santa ed una pergamena a ricordo di questa celebrazione unica fino ad oggi sulla quale si legge: “In ricordo della visita che Papa Francesco ha compiuto al complesso carcerario di Rebibbia in occasione del Giubileo Ordinario del 2025, durante il quale ha aperto la Porta Santa nella Chiesa del Padre Nostro. In segno di speranza per ritrovare la fiducia in se stessi e riconquistare la stima e la solidarietà della società».
Presentazione della riproduzione in miniatura della Porta Santa.
Prima di parlare con ciascuno dei presenti in chiesa, il Papa ha ribadito il doppio invito: «Ora, non dimentichiamo due cose che dobbiamo fare con le nostre mani. Primo: aggrapparsi alla corda della speranza, aggrapparsi all’ancora, alla corda. Non lasciarsi mai andare. Secondo: cuori aperti. Cuori aperti. Che il Signore ci aiuti. Grazie».
L'apertura di altre porte sante
La terza Porta Santa sarà aperta il 29 dicembre nella Basilica di San Giovanni in Laterano, giorno di celebrazione in tutte le cattedrali e concattedrali della Santissima Eucaristia per l'apertura solenne dell'Anno Giubilare, come indicato nella bolla di indizione. Quelle delle basiliche di Sainte-Marie-Majeure e Saint-Paul-Hors-les-Murs saranno aperte rispettivamente il 1°È e il 5 gennaio.