I droni possono nuovamente sorvolare il centro di detenzione amministrativa (CRA) di Canet, nel 14° arrondissement di Marsiglia. Almeno quelli della Polizia di Frontiera (PAF), per monitorare il sito che “accoglie” un centinaio di “detenuti” in attesa di espulsione dal territorio. L'utilizzo di questo strumento di sorveglianza era consentito da un primo decreto del prefetto di polizia delle Bouches-du-Rhône, Pierre-Edouard Colliex, pubblicato il 25 ottobre, seguito da un secondo, un mese dopo. Ma il provvedimento, notato dai colleghi del quotidiano La Marseillaise, aveva fatto sussultare associazioni, guidate da Cimade e vari sindacati, tra cui quello della magistratura e quello degli avvocati di Marsiglia, che avevano deferito un ordine di libertà al tribunale amministrativo.
Il 13 dicembre il giudice amministrativo ha sospeso l'ordinanza, ritenendo in particolare che il periodo di autorizzazione – un mese – fosse troppo lungo. Dieci giorni dopo, dopo averne leggermente rivisto il testo, la Questura tuttavia insistette e firmò un nuovo decreto. Lo spiega il capo di gabinetto del prefetto, Remi Bourdu.
Perché hai così tanto bisogno di un drone per monitorare un centro amministrativo in città?
Abbiamo una situazione pericolosa intorno al CRA per diversi motivi. La popolazione che accogliamo lì non è, diciamo, “i simpatici combattenti per la libertà” che alcuni vorrebbero rappresentare, ma Persone coinvolte in crimini, delitti, profili radicalizzati… Persone che devono essere rimandate in priorità e che hanno buone ragioni per farlo. voglio scappare. Da luglio abbiamo avuto 20 tentativi, sei dei quali hanno avuto successo. Ma ci siamo fatti proiettare anche degli oggetti dall'esterno… abbiamo addirittura preso un machete. C'è il rischio di scontri tra detenuti, attacchi al personale, oltre a manifestazioni ostili all'esterno. E la responsabilità del capo della polizia è quella di proteggere gli agenti di polizia, i detenuti e la popolazione.