Lunedì sera, 16 dicembre, la Banque de France ha abbassato di 0,3 punti, allo 0,9%, la previsione di crescita del PIL per il 2025, sottolineando che il contesto economico rimane soggetto a “una doppia incertezza“, a livello nazionale ed internazionale.
Anche la previsione per il 2026 è stata rivista al ribasso rispetto alle proiezioni di settembre della Banque de France, di 0,2 punti all'1,3%, che ora è anche la previsione per il 2027.
Per il 2024, la proiezione rimane all’1,1%, come nel 2023, sulla base di un quarto trimestre in cui la crescita sarebbe pari a zero.
Queste nuove proiezioni macroeconomiche sono state effettuate”in un contesto nazionale e internazionale di accresciute incertezze”ha spiegato Olivier Garnier, direttore generale delle statistiche, degli studi e dell'internazionale della Banque de France, in una conferenza stampa lunedì.
I dati sono stati definiti il 27 novembre, una settimana prima della mozione di censura del governo Barnier, con ipotesi di finanza pubblica vicine alla legge finanziaria che avrebbe dovuto portare ad una riduzione.sensato” del deficit pubblico, che dovrebbe passare dal 6,1% del Pil quest'anno al 5% nel 2025.
Un deficit pubblico tra il 5% e il 5,5% del Pil l’anno prossimo
D'ora in poi, la Banque de France prevede per il prossimo anno un deficit pubblico compreso tra il 5% e il 5,5% del PIL.
Il suo scenario di riferimento è quello “un’uscita dall’inflazione senza recessione“, con tuttavia una ripresa che sarebbe ritardata al 2026 e al 2027 rispetto alle proiezioni precedenti, e che si realizzerebbe sotto l'effetto di una minore inflazione e dell'allentamento della politica monetaria, mentre i tassi della BCE hanno iniziato a diminuire da giugno.
Si prevede che l’inflazione (espressa in un indice armonizzato che consenta confronti europei) sarà del 2,4% in media annua quest’anno, poi dell’1,6% nel 2025, dell’1,7% nel 2026 e dell’1,9% nel 2027.
Anche la Banque de France prevede che il mercato del lavoro “comincia ad entrare in una fase transitoria di rallentamento“, che dovrebbe rimanere focalizzato sul 2025.
Il tasso di disoccupazione raggiungerebbe il picco nel 2025 e nel 2026, pur rimanendo al di sotto dell’8%”prima di ricominciare a diminuire in seguito alla ripresa dell’attività“.
Infine, nota che queste previsioni sono soggette sia alle incertezze legate alla situazione politica del paese che ai rischi internazionali.
I rischi geopolitici sono ancora presenti, ma si aggiungono ad essi”quelli che pesano sul commercio internazionale“.
Lo scenario di riferimento scelto dalla Banca non tiene conto del rischio di tensioni commerciali in caso di aumento dei dazi doganali negli Stati Uniti, di cui giudica gli effetti”difficile da quantificare“.
Nel complesso, conclude, i rischi rispetto alla proiezione presentata lunedì”sono orientati verso il basso per la crescita“.
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