Passiamo dagli eccessi. Le proteste contro “femministe davanti al tribunale [d’Avignon]il coltello tra i denti ». Inviti all'espatrio «un Afghanistan», «un Iran», “nello Yemen”sulla base del fatto che, “lì avranno lavoro”. I paragoni azzardati tra gli imputati, i cui nomi venivano pubblicati sui muri di Avignone o sui social network, e gli ebrei durante la guerra – “Qual è il prossimo passo?” Ci mettiamo delle stelline? »
Lasciamo da parte le lezioni di femminismo professate da questi vecchi signori che, tre frasi dopo, invocano la “testosterone” o il “pulsione sessuale” per spiegare l'azione del loro cliente. Non soffermiamoci su colui che sempre “è difficile credere che Gisèle Pelicot non abbia mai percepito nulla” e ritiene tuttora, nonostante l'impatto della diffusione dei video in udienza, voluta dalla stessa Gisèle Pelicot, che il processo avrebbe potuto benissimo svolgersi senza questo « spettacolo pornocrimine ».
Alcuni avvocati dei cinquanta coimputati di Dominique Pelicot lamentano da tre mesi di essere imbavagliati “i media” et “opinione pubblica”. Il discorso della difesa non sarebbe più libero. Lei lo è. La prova. Andiamo avanti.
Leggi anche | Articolo riservato ai nostri abbonati Al processo per stupro di Mazan, l'arringa conclusiva di Béatrice Zavarro, avvocato di Dominique Pelicot: “Siamo io e te contro il mondo intero”
Leggi più tardi
Il processo per stupro di Mazan si sta avviando verso il verdetto, previsto per la settimana del 16 dicembre; Gli avvocati della difesa si sono presentati davanti al tribunale penale di Vaucluse, una ventina di loro avevano già parlato, giovedì 5 dicembre sera.
All'unisono, da una settimana, hanno sfasciato le requisizioni “eccessivo”, “selvaggi”, “delirante” della procura generale: da dieci anni a diciotto anni contro chi è perseguito per stupro o tentato stupro. Requisizioni “alla Fouquier-Tinville” (in riferimento al pubblico accusatore del Tribunale Rivoluzionario), “con un occhio solo” et “sordo”privo di coerenza, proporzionalità, individualizzazione, basato sul fascicolo e non sull'udienza, “credere che i tre mesi trascorsi insieme siano stati inutili” (Me Antoine Minier, avvocato di Saifeddine G., Paul G. e Abdelali D., condannati dai dieci ai tredici anni). “Una o più volte, confessione o no, rimpianti o no, empatia o no, erezione o no, preservativo o no, reati correlati o no, non hai commesso alcun tipo. Tutto nella stessa borsa» (Me Olivier Lantelme, per Patrick A., dieci anni di repressione).
Attribuendo tutta la colpa all’“orco di Mazan”
Ti resta il 74,62% di questo articolo da leggere. Il resto è riservato agli abbonati.