“Siamo io e te contro il mondo intero”

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Béatrice Zavarro, avvocato di Dominique Pelicot, ad Avignone, il 26 novembre 2024. CHRISTOPHE SIMON/AFP

Come difendere Dominique Pelicot? Cosa possiamo dire in difesa di un uomo che ammette di aver violentato e fatto violentare la moglie, dopo averla drogata, circa 200 volte in dieci anni? Con quali parole Béatrice Zavarro potrebbe concludere, mercoledì 27 novembre, davanti al tribunale penale di Vaucluse, questo processo nel corso del quale è “è diventato, nonostante [elle]avvocato del diavolo » ?

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Me Zavarro ha voluto, ha dovuto difendersi per ultimo: l'ordine delle memorie segue generalmente quello delle sentenze richieste, dalla più bassa alla più alta. La posizione del suo cliente, chiave di volta del caso, e l'opposizione dei suoi colleghi difensori, che non volevano lasciarlo parlare per ultimo, hanno deciso diversamente. Saranno trentacinque in successione fino al 13 dicembre, e Béatrice Zavarro si è quindi pronunciata per prima, nel giorno del compleanno di Dominique Pelicot (72 anni), al fianco del quale ha attraversato il pubblico in un “solitudine estrema”. “Siamo io e te contro il mondo intero”ha detto nel preambolo.

Come difendere Dominique Pelicot? Come opporsi ai vent'anni di reclusione penale richiesti due giorni prima dalla Procura, dalla quale sa – lo ha detto lui stesso – di non poter uscire? L'avvocato ha rischiato poco: una frase, una sola, che lascia intendere che il tribunale, nel suo verdetto, potrebbe farlo «magari allontanandosi un po' da quanto richiesto dal pubblico ministro». L'obiettivo non c'era.

Il piano famiglia

Me Zavarro è stato spesso la terza lama in udienza, dietro la parte civile e la procura generale, a imputare i coimputati che si addossavano la colpa al suo assistito. Quasi meno nel difendere i propri che nell'accusare gli altri – un collega infastidito ha finito per dargliene un po' “signora avvocato generale”.

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Ma mercoledì niente rinvio a giudizio: pochi minuti, soltanto, per respingere le argomentazioni più e più volte sentite. Quella della manipolazione, non necessaria secondo lei per attirare tutti questi uomini a Mazan: “Non è la verità: cerco un collegamento e non ci penso? » Quella dell'influenza che Dominique Pelicot avrebbe avuto sugli altri cinquanta: “Era violento? NO. Stava minacciando? NO ? La porta della camera da letto era chiusa a chiave? NO. Era responsabile dello stato d'animo di tutti? NO. » Anche l'obiettivo non c'era.

Mercoledì Béatrice Zavarro si è alzata in piedi per restituire un po' di umanità alla sua cliente. “Non nasciamo perversi, diventiamo uno”abbiamo sentito durante questo processo. Quindi c'era “un primo Dominique” che ha lavorato per ravvivare la tua calma, senza tante storie, come sempre. Riumanizzare senza sdoganamento né collisione: l'operazione acrobatica è durata poco più di un'ora.

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