Di Luc Bourrianne
La Francia è colpita dal livello del suo debito. Purtroppo la sua classe politica continua a ignorarlo. Da Marine Le Pen a Manuel Bompard, i populisti denunciano” informazioni false ” in merito alla minaccia di crisi finanziaria, sollecita il governo Barnier “ per fermare i suoi discorsi catastrofici » per l'altro.
Anche il blocco centrale si sta allontanando dal discorso allarmista dell’esecutivo per vana lealtà verso il disastroso record economico di Emmanuel Macron. Piuttosto, è tempo di affrontare l’urgenza del momento. Mercoledì 27 novembre la Francia ha indebitato sui mercati finanziari allo stesso livello della Grecia. La Francia prende in prestito diversi miliardi di euro ogni settimana (più di 300 miliardi previsti nel 2025). Il deterioramento della sua reputazione di bilancio e l’impennata dei tassi di interesse che ne deriva preannunciano quindi una grave crisi finanziaria.
Negando questa realtà, la nostra classe politica dimostra di restare nostalgica del “ qualunque cosa costi » Macronista dal quale non ci siamo staccati abbastanza presto. Mentre la Germania ha dimostrato, a partire dal 2021, di ritrovare la sua serietà di bilancio, la Francia di Macron, in piena campagna presidenziale, ha continuato a indebitarsi senza contare. La crisi energetica ha rafforzato questo atteggiamento di Stato protettivo con la moltiplicazione degli scudi dei prezzi. Un'epoca passata, certamente. Ma ora i francesi dovranno pagare molto di più. E' ora di fermare le accuse.