“È aberrante”: una marcia indietro della Regione di Bruxelles sulla fibra ottica provoca reazioni, verso un appello al Consiglio di Stato

“È aberrante”: una marcia indietro della Regione di Bruxelles sulla fibra ottica provoca reazioni, verso un appello al Consiglio di Stato
“È aberrante”: una marcia indietro della Regione di Bruxelles sulla fibra ottica provoca reazioni, verso un appello al Consiglio di Stato
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Il 6 giugno il segretario di Stato Ans Persoons ha emesso una circolare che ricorda la legge in materia: è esente da permessi”la collocazione su una facciata e, purché il vuoto da colmare non sia una strada da attraversare, sopraelevata di cavi e condotti di comunicazione elettronica o digitale e relative scatole di connessione con sporgenza inferiore o uguale a 25 cm dall’esposizione al muro e con volume massimo di 8 decimetri cubi, purché di colore simile a quello della facciata e purché il percorso del cavo segua le linee architettoniche dell’edificio quali davanzale, cornicione, giunti, bordo del tetto.” Ha poi precisato che”i cavi, i tubi e le scatole di connessione cui si fa riferimento sono quelli collegati a tutte le reti di comunicazione elettronica o digitale, qualunque esse siano, compresa la fibra ottica.”

“Ecco la mia parete dopo la ‘installazione’ della fibra Proximus”

Si intende quindi qui che cavi e scatole che non siano dello stesso colore della facciata o apparecchi (cavi + scatole) che superano gli 8 dm3 o che si estendono più di 25 cm dalla facciata devono essere soggetti a richiesta di autorizzazione. Basandosi solo sul criterio del colore, quasi nessuna installazione soddisfa i requisiti. Avrebbero quindi dovuto formare oggetto di una domanda di autorizzazione. Poiché ciò non è stato fatto, cavi e scatole violano la pianificazione.

Potremmo già vedere gli operatori correre per le scorte di vernici ma, alla fine, non sarà così. Almeno non su scala così ampia. Il 19 giugno, infatti, è stata emanata una seconda circolare da parte del Segretario di Stato. Si precisa che per essere esenti da autorizzazioni, tutte le scatole di connessione devono soddisfare le seguenti tre condizioni cumulative: avere una sporgenza inferiore o uguale a 25 cm rispetto alla parete nuda; avere un volume totale massimo di 8 dm3 per facciata; hanno un colore simile alla facciata. Ma questa volta lo dettagliamo “i cavi non sono interessati da queste 3 condizioni.”

Pressione o analisi tardiva?

Tuttavia, tra la pubblicazione di queste due circolari, l’ufficio di Ans Persoons ci ha comunicato la reazione del Segretario di Stato: “Le facciate di Bruxelles vanno rispettate. Grazie a questa circolare ministeriale (la prima, quella del 6 giugno), chiariamo l’interpretazione della normativa urbanistica di Bruxelles e confermiamo che gli operatori di telecomunicazioni devono rispettare le norme vigenti. Se la legge federale consente l’installazione di apparecchiature di telecomunicazione, ricordiamo agli operatori che esiste un chiaro quadro urbanistico regionale e requisiti da rispettare per tutti gli immobili: colori di cavi e scatole identici alle facciate e rispetto del fissaggio delle apparecchiature secondo le norme linee strutturanti delle facciate. Attraverso questa circolare si dà ai Comuni e all’Urbanistica un’interpretazione molto chiara della normativa per effettuare controlli ed elaborare sanzioni in caso di infrazione.”

L’interpretazione sembrava quindi molto chiara: i cavi erano compresi nella misurazione. Come spiegare questo cambiamento di posizione? Per Michaël de Borman, promotore della mobilitazione cittadina contro la proliferazione dei cavi sulle facciate e fervente difensore di una modifica alla legge del 1991 che obblighi gli operatori a condividere un’unica rete, la regione ha subito una forte pressione da parte degli operatori, costringendola a fare marcia indietro .

Per lo studio Persoons si tratta semplicemente di un’analisi giuridica di Urban Bruxelles arrivata successivamente e che ha portato alla seconda circolare. “Il contenuto della prima circolare non è stato modificato, la seconda contiene solo un’aggiunta. Per ragioni di leggibilità, la seconda circolare sostituisce la prima, ma non la contraddice.”

Ricorso al Consiglio di Stato

“È assurdo” continua Michaël de Borman. “La legge è chiara, il testo del 2022 (che emana norme urbanistiche, ndr) riguarda “la collocazione su una facciata e, purché il vuoto da colmare non sia una strada da attraversare, sopraelevata di cavi e condotti di comunicazione elettronica o digitale e relative scatole di connessione con sporgenza inferiore o uguale a 25 cm rispetto alla parete nuda e un volume massimo di 8 dm3″, quindi anche i cavi. Per la mia facciata, ad esempio, raggiungiamo più di 8 dm3, contando anche i cavi. Se togliamo i cavi dalla regola siamo molto al di sotto ma, soprattutto, potremmo tranquillamente mettere più di 6 scatole per facciata.”

©ennio cameriere

E vista la formulazione del decreto 2022, come spiegare che la rimozione dei cavi sia necessaria per vincoli volumetrici e cromatici ma non per conformità? “linee architettoniche dell’edificio.”

Insomma, il susseguirsi di interpretazioni non convince Michaël de Borman che annuncia di voler portare la questione davanti al Consiglio di Stato. Sapendo che sta attaccando anche il rispetto delle norme sul lavoro che ritiene violate dall’operatore Digi, in particolare per quanto riguarda l’orario di lavoro degli installatori su scale.

Con o senza i cavi, gli operatori, secondo l’ultima interpretazione in vigore, saranno comunque costretti a sostituire le scatole nere già presenti sulle facciate di un altro colore. Oppure togli i pennelli.

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