“La storia è sempre così: sempre l’uomo perseguitato”: assoluzione per un alesiano processato per violenza sulla compagna

“La storia è sempre così: sempre l’uomo perseguitato”: assoluzione per un alesiano processato per violenza sulla compagna
“La storia è sempre così: sempre l’uomo perseguitato”: assoluzione per un alesiano processato per violenza sulla compagna
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Lunedì 1 luglio, nel tribunale della capitale delle Cévennes, nel Gard, Me Karim Derbal ha parlato di un trentenne contro il quale “è stata condotta l’intera indagine nei suoi confronti”.

Il 27 giugno, un bambino di Alès, 10 anni, ha chiesto al suo vicino di balcone di allertare la polizia perché sua madre veniva picchiata dal suo compagno. Arrestato, l’imputato, 32 anni, sarà processato questo lunedì 1° luglio in comparizione immediata, dopo essere stato posto in custodia cautelare il giorno successivo ai fatti contestati.

Per una storia su un paio di calzini blu…

Gli racconta di una discussione finita “banalità”, a causa di un paio di calzini blu non rintracciabili in questo caso. Ma nega di essere stato violento. “Quando abbiamo litigato, i bambini sono venuti a causa delle urla e li abbiamo rimandati nella loro stanza”spiega l’imputato, che accusa la compagna di averlo graffiato quando lui le aveva solo afferrato le mani, aggiungendo che lui “NO (con) non ricordo di averle tirato i capelli”.

Il partner interviene a beneficio dell’imputato

Chiamata al banco dei testimoni, la sua compagna, che era apparsa visibilmente spaventata quando la polizia era arrivata a casa sua, ha assicurato di non essere stata colpita. Per ascoltarlo, è “figliolo, la discussione potrebbe averlo spaventato”. Anche lei non si è costituita parte civile durante il processo, quindi ha denunciato pressioni affinché sporgesse denuncia. Lei non “non pensavo che saremmo stati qui oggi”.

La procura chiede il mantenimento della detenzione

Comunque! Per Nathalie Welte, sostituto procuratore della Repubblica, “Ovviamente non era solo una discussione.”. Lei indica a “rapporto sbilanciato” e, mentre chiede, l’imputata la interrompe bruscamente e viene richiamato all’ordine da Cécile Baessa, presidente dell’udienza. “L’atteggiamento del gentiluomo dice molto”affronta il rappresentante del pubblico ministero. “Non sopporta di essere contraddetto…” Convinta della colpevolezza del trentenne, ha poi chiesto alla Questura otto mesi di carcere e detenzione continuata.

“Comincia a diventare noioso…” attacca il signor Derbal

Io Karim Derbal, l’avvocato difensore, mi faccio subito avanti: “Sta iniziando a diventare noioso avere gli stessi file.” Vale a dire senza prove materiali contro il coniuge e laddove l’accusa richieda la detenzione continuata. “I coniugi devono dimostrare sistematicamente di non aver fatto nulla”denuncia il Comune, il cui cliente aveva la faccia insanguinata mentre era in custodia di polizia, cosa che ha immortalato, dice, con il suo smartphone. “Questa è sempre la storia: sempre l’uomo che viene inseguito.” Mentre proprio, nel caso di specie, “è lui che ha le tracce fisiche, ed è lui che viene tenuto in detenzione”.

“È stato lui a subire violenza fisica”

Il signor Derbal prosegue, rivolgendosi ai magistrati della sede: “Fin dall’inizio abbiamo deciso che era colpevole. L’intera indagine è stata condotta contro […] Non sostengo dubbi; siamo fuori dubbio. Ne siamo certi: è stato lui a essere vittima di violenza fisica. Non vedo come non si possa dire assoluzione.” Nel peggiore dei casi, se il suo cliente dovesse essere condannato, chiederebbe il divieto di soggiorno nel Gard, ma certamente non l’incarcerazione…

Alla fine prevale il dubbio

La corte si è mostrata sensibile a questa supplica e ha rilasciato il trentenne. “Beneficio del dubbio”precisa Cécile Baessa.

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