Codice della famiglia: il Re rinvia la questione al Consiglio degli Ulema per una Fatwa

Codice della famiglia: il Re rinvia la questione al Consiglio degli Ulema per una Fatwa
Codice della famiglia: il Re rinvia la questione al Consiglio degli Ulema per una Fatwa
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Il Sovrano, in qualità di Presidente del Consiglio Superiore degli Ulema, ha dato istruzioni venerdì scorso di esaminare alcune questioni contenute nelle proposte dell’Organo incaricato della revisione del Codice della famiglia. Il deferimento, sotto forma di Fatwa da parte del Consiglio Superiore degli Ulema, è di natura cruciale. Sarà lei a definire la soglia delle riforme, soprattutto nelle aree di discordia che richiedono un’armonizzazione tra i principi dell’Islam e le aspirazioni della società marocchina verso una maggiore uguaglianza e giustizia sociale.

C’era da aspettarselo. Il re Mohammed VI, in qualità di presidente del Consiglio superiore degli Ulema, ha dato venerdì scorso istruzioni per l’esame di alcune questioni contenute nelle proposte dell’Autorità incaricata della revisione del Codice della famiglia. Questa presentazione reale al Consiglio Superiore degli Ulema arriva, tre mesi dopo la presentazione, il 30 marzo 2024, al Capo del Governo del rapporto delle proposte di questo organismo che è stato successivamente sottoposto all’apprezzamento del Re Mohammed VI. Pertanto, il comunicato stampa del Gabinetto Reale, oggetto della decisione, segna un momento cruciale nel processo di revisione del Codice della famiglia in Marocco.

Si ricorda che nella Lettera Reale indirizzata nel settembre 2023 al Capo del Governo relativa alla revisione del Codice della Famiglia, il Re, in qualità di Amir Al-Mouminine e Garante dei diritti e delle libertà dei cittadini, ha chiesto la presentazione delle conclusioni del le riunioni prolungate sotto forma di proposte di emendamento entro un periodo non superiore a sei mesi, cosa che è stata fatta entro il termine assegnato.

Dopo sei mesi di audizioni, la Commissione incaricata della revisione del Codice della famiglia ha trasmesso, il 30 marzo, la relazione contenente le proposte dell’Autorità incaricata della revisione del Codice della famiglia. Dopo il parere del Consiglio degli Ulema, che fa riferimento ai principi e ai precetti della religione musulmana, verrà poi elaborata la versione definitiva in vista di sottoporla all’approvazione del Parlamento.

L’unico organismo autorizzato a pronunciare fatwa
Il rinvio al Consiglio Superiore degli Ulema è cruciale perché definirà la soglia delle riforme, soprattutto per questioni delicate che richiedono equilibrio e armonizzazione tra i principi dell’Islam e le aspirazioni della società marocchina verso una maggiore uguaglianza e giustizia sociale.

Creato dal dahir n°1.80.270 dell’8 aprile 1981 e riorganizzato secondo le disposizioni del dahir n°1.03.300 del 22 aprile 2004, è questo organismo che studia le questioni sottopostegli dal Re tenendo conto della dimensione religiosa insita nella riforma del Codice della famiglia, in particolare nella Fatwa che alcune proposte richiedono. Queste ultime riguardano testi religiosi, da qui la decisione di ricorrere al Consiglio superiore degli Ulema che è, ai sensi dell’articolo 41 della Costituzione, l’unico organo abilitato a pronunciare fatwa ufficialmente approvate.

Il Sovrano ha inoltre invitato il Consiglio Superiore degli Ulema a tenere conto, nell’elaborazione della propria Fatwa, del contenuto della Lettera Reale indirizzata al Capo del Governo. “Siamo preoccupati che l’aggiornamento auspicato venga effettuato in totale accordo con lo spirito della Sharia e le specificità della società marocchina. Vogliamo anche garantire che, pensato e progettato con l’assistenza delle istituzioni e delle parti interessate, operi secondo un approccio improntato al sigillo della moderazione, dell’Ijtihad aperto, della consultazione, del dialogo”, ha sottolineato il Re nella sua Lettera che espone le responsabilità di questo grande progetto per il Marocco di domani.

Il CESE ha già raccomandato una revisione del codice della famiglia
Inoltre, il CESE ha già raccomandato una revisione del Codice della famiglia. Per questo organismo, l’uguaglianza tra donne e uomini non può essere raggiunta senza un quadro giuridico in armonia con le ambizioni del Paese. Per questo il CESE e altri organismi ritengono che sia giunto il momento di rivedere il Codice della famiglia, in conformità con la Costituzione e in conformità con le convenzioni internazionali ratificate dal Marocco e in linea con le ambizioni di emancipazione femminile e di uguaglianza di genere sancite dalla Nuova Modello di sviluppo.

Dal 2004, infatti, il Marocco si è dotato di un nuovo Codice della Famiglia. Tuttavia, quasi 20 anni dopo, il Marocco si trova ad affrontare fallimenti e discriminazioni (tutela dei figli, matrimoni precoci, beni acquisiti durante la vita coniugale, ritardi nelle procedure di divorzio, eredità e molti altri). Da qui la necessità di sostenere l’evoluzione della società marocchina e lo sviluppo di una legislazione nazionale divenuta obsoleta.

Yassine Saber / Ispirazioni ECO

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