Incendi in Brasile: l’Amazzonia ha vissuto il suo primo semestre peggiore degli ultimi 20 anni: News

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Il Brasile ha registrato 13.489 incendi nella prima metà dell’anno in Amazzonia, il numero peggiore degli ultimi vent’anni, un aumento spettacolare che gli esperti attribuiscono in particolare a una siccità storica nella più grande foresta tropicale del pianeta.

Da quando questi dati hanno iniziato a essere raccolti nel 1998 dall’Istituto brasiliano per la ricerca spaziale (INPE, pubblico), in soli due anni si sono verificati più focolai di incendi in Amazzonia identificati nella prima metà dell’anno: 2003 (17.143) e 2004 (17.340). ).

E il totale osservato dal 1° gennaio al 30 giugno è significativamente superiore a quello dello scorso anno nello stesso periodo (8.344), secondo i dati satellitari disponibili lunedì.

Brutte notizie per il governo del presidente di sinistra Luiz Inacio Lula da Silva, mentre allo stesso tempo continua a diminuire la deforestazione in Amazzonia, che gioca un ruolo importante contro il riscaldamento globale grazie all’assorbimento di CO2.

Secondo i dati INPE, la deforestazione ha raggiunto 1.525 km2 dal 1 gennaio al 21 giugno, rispetto ai 2.649 km2 della prima metà del 2023, con una riduzione del 42%. L’anno scorso era dimezzato rispetto al 2022.

Lula ha promesso di porre fine entro il 2030 alla deforestazione illegale in Amazzonia, che era aumentata sotto il suo predecessore di estrema destra Jair Bolsonaro (2019-2022).

Secondo Romulo Batista, portavoce della sezione brasiliana di Greenpeace, “il cambiamento climatico contribuisce” all’aumento degli incendi boschivi, causati in particolare da una siccità eccezionale che ha colpito l’Amazzonia lo scorso anno.

“Purtroppo la maggior parte dei biomi naturali del Brasile (aree geografiche caratterizzate da ecosistemi e condizioni climatiche simili, ndr) stanno vivendo uno stress idrico a causa della mancanza di precipitazioni”, ha spiegato all’AFP.

“L’ambiente sta diventando più secco e la vegetazione più secca è più vulnerabile agli incendi”, ha aggiunto.

Romulo Batista ritiene però che “la maggior parte degli incendi non sono spontanei, né causati da fulmini”. Per lui sono generati “dall’azione umana”, in particolare dall’uso della tecnica del fuoco per l’espansione agricola.

– Registra nel Pantanal –

Gli incendi boschivi hanno raggiunto livelli record nella prima metà dell’anno anche in altri due biomi ricchi di biodiversità situati a sud dell’Amazzonia: il Pantanal, la più grande zona umida del pianeta, e la savana del Cerrado.

Nel Pantanal, regione al centro delle cronache degli ultimi giorni per le nuvole di fumo e il cielo tinto di rosso a causa degli incendi, dall’inizio dell’anno si sono registrati 3.538 focolai di incendi, con un aumento del 2018% rispetto al dato la prima metà del 2023.

Ciò rappresenta anche un aumento di quasi il 40% rispetto al 2020, quando tutti i record furono battuti e il 30% del bioma fu colpito durante tutto l’anno da incendi.

Nel solo mese di giugno sono stati accertati 2.639 focolai di incendi, sei volte in più rispetto al precedente record registrato in questo mese dell’anno (435), risalente al 2005. La situazione è tanto più preoccupante in quanto il picco degli incendi si raggiunge solitamente in la seconda metà dell’anno, in particolare a settembre, nel cuore della stagione secca.

Lo stato del Mato Grosso (centro-ovest), dove si trova gran parte del Pantanal, la settimana scorsa ha dichiarato lo stato di emergenza e il governo ha annunciato l’invio di rinforzi di vigili del fuoco da altre regioni per combattere le fiamme.

Il Cerrado, dal canto suo, ha registrato nella prima metà dell’anno un numero di incendi quasi pari a quello dell’Amazzonia (13.229), battendo il record precedente, che risale al 2007 (13.214).

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