“Un’immagine che appare… questa è la magia della fotografia”

“Un’immagine che appare… questa è la magia della fotografia”
“Un’immagine che appare… questa è la magia della fotografia”
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Panoramica, con il direttore dei Rencontres d’Arles, sul 55e edizione di questo grande festival dedicato alla fotografia, che quest’anno si concentrerà sul Giappone con 5 mostre dedicate.

Alla guida dei Rencontres d’Arles, Christoph Wiesner illustra dettagliatamente la programmazione di questa edizione dal titolo Sotto la superficie, modo di evocare tracce e spiriti. Con le sue 40 mostre, 27 sedi espositive, 150 artisti e 50 curatori, questo evento fa di Arles la città dove si scrive la luce.

“La scelta dell’immagine è come un’alchimia”

Madame Figaro. – Come scegliete il manifesto per gli Incontri?Christoph Wiesner. – Quest’anno si tratta di una foto di Cristina de Middel, grande fotografa che fa parte dell’agenzia Magnum e alla quale dedichiamo una mostra, Viaggio al centro, presso la Chiesa dei Fratelli Predicatori. La scelta dell’immagine è una questione di alchimia, anche se il primo criterio è la sua forza. Una volta ricevute tutte le immagini per la programmazione, eseguiamo i test, a volte fino a un centinaio. La foto di questa donna di spalle che avanza nell’acqua risalta, tra l’altro, per la sua composizione. Ho chiesto a Cristina cosa ci fosse dietro. Mi ha spiegato che lavorava sulla migrazione da molti anni. Una mattina vede questa donna nel lago, con un uomo sulla riva. La luce è perfetta. Cerca di scattare una foto, ma la sua macchina fotografica non funziona. Lei chiacchiera con l’uomo, che è il compagno di questa donna, smonta il suo apparecchio, lo rimette. All’improvviso funziona! L’immagine nasce. Cristina descrive questo episodio come un piccolo miracolo. Possiamo collegarlo all’idea della magia della fotografia: un’immagine che appare.

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Cos’è una buona foto?
Forse è una foto che ricordiamo, che sorprende. Poi c’è da fare una distinzione tra la bella foto e le buone foto. Alcuni fotografi lavorano in serialità. In questo caso, prenderemo in considerazione un set. Un’immagine ci interpella per molteplici ragioni, per la sua storia, per la sua impaginazione, per la sua illuminazione, per la sua inquadratura, perché apre una porta verso chissà cosa…

Una buona foto è una foto che ricordiamo, che sorprende

Christoph Wiesner

Come procedi con la programmazione?
Ci sono moltissime voci, i viaggi che faccio. Sono andato in India nell’ambito della nostra partnership con il Serendipity Festival. Ho colto l’occasione per brillare, incontrare fotografi come Rajesh Vora – Barocco quotidiano (2014-2019) – che lavorava nelle case del Punjab. Ci sono i nostri rapporti con gli editori, che spesso hanno tanti progetti nei cassetti, visite a fiere, workshop, scambi con istituzioni europee e mondiali. È il caso di Mary Ellen Mark, figura leggendaria a cui dedichiamo la monografia Incontrato, già da tempo eravamo in trattative con la fondazione di New York. In sostanza raccogliamo cose diverse, e poi decidiamo se programmarle adesso o più tardi.

Cinque mostre sul Giappone

Hai un esempio?
IL O, queste subacquee giapponesi fotografate da Uraguchi Kusukazu, è un progetto che abbiamo sul tavolo dal 2021. Lo abbiamo programmato per questa stagione, perché quest’anno ci concentreremo sul Giappone con cinque mostre. C’è Che gioia vederti. Fotografi giapponesi dagli anni ’50 ai giorni nostri, mostra storica, opera del curatore Philippe Séclier che riunisce in Repliche – 03/11/11 di fotografi giapponesi di fronte al cataclisma post-Fukushima, con la resilienza dei giapponesi per i quali i terremoti fanno parte della loro storia. La tradizione millenaria del O, questa comunità di cercatori di perle è stata integrata nella programmazione dove troviamo anche Miyako Ishiuchi, vincitrice del premio Women in Motion 2024…

Su un’isola deserta, farei una foto a Sugimoto

Christoph Wiesner

Troviamo anche Sophie Calle…
Un assiduo frequentatore dei Meeting che viene quasi ogni anno. Per finire in bellezza è un lavoro sulla sua serie Il cieco, le cui opere, danneggiate da un temporale, recavano tracce di muffa. Pensando all’idea di Roland Topor di seppellire un vecchio maglione che non poteva né regalare né buttare via, ha immaginato una cerimonia nei criptoportici di Arles.

Che foto scatteresti su un’isola deserta?
Farò una foto a Sugimoto. Per la contemplazione, perché è un’apertura sull’orizzonte infinito.

Gli Incontri di Fotografia di Arles, dal 1È Da luglio al 29 settembre 2024.encontres-arles.com

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