Clima, non restare fermo Ballens

Clima, non restare fermo Ballens
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Clima, non restare fermo Ballens

Alla fine gli attivisti hanno lasciato la foresta vodese occupata per denunciare un grande progetto di cava di ghiaia. Ma il messaggio resta.

Pubblicato oggi alle 8:25

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Come dovremmo prendere la notizia? O meglio, come dovremmo prendere la notizia? Nel silenzio più totale, la sezione di LosannaRibellione dell’estinzione (XR) è morto questa settimana. Non ha più abbastanza membri per sostenerlo. Lì troveremo ragioni fondamentalmente legate alla giovinezza di qualsiasi movimento. Le azioni incisive alla fine sono diventate noiose. I dissensi interni sulla linea da seguire, sull’estensione degli ambiti di lotta ad altre cause, hanno stroncato sul nascere lo slancio, come altri collettivi cittadini emergenti.

Bloccati nel traffico quotidiano, alcuni si stanno già fregando le mani. Dal momento che gli altri non li attaccheranno più sull’asfalto. Avranno tempo, seduti sul sedile anteriore del loro veicolo, bloccati nel traffico e suonando il clacson nello spazio a intervalli regolari, per confondere deliberatamente il riscaldamento con il disturbo. Prendendo in giro la pioggia e le basse temperature che hanno costellato il mese di giugno in un post su Facebook. Pur rifiutandosi di ammettere, nonostante le evidenze scientifiche, che il moltiplicarsi di questi straordinari eventi meteorologici abbia qualche legame con il cambiamento climatico. Oppure mostrando screenshot di vecchi giornali per ricordarci che nell’estate del 1947 c’erano già ondate di caldo.

Ammetto una certa simpatia per questo quaranta attivisti che andava a scalare gli alberi della foresta di Ballens. Prima di essere impiccato altrove per non essere sloggiato dalla polizia. Ciò è servito a ricordare, anche ai residenti locali, che cosa progetto di cava di ghiaia come questo entro il 2030: un potenziale di 18,5 milioni di metri cubi da scavare per il quale bisognerebbe radere al suolo decine di ettari di foresta.

Gridiamo per le ultime novità inondazioni a Morges pur constatando che la terra non svolge più il suo ruolo di spugna. Il nostro pianeta è infatti un’area da difendere. In assenza della consapevolezza di tutti e della responsabilità individuale che ne consegue, altri dovranno ricordarci di volta in volta questa realtà. Come tutti i bravi informatori che si rispettino.

Claudio Ansermoz laureato all’Ecole Supérieure de Journalisme de Lille (ESJ) e lavora per “24 Heures” dal 2003. Ha diretto la sezione Svizzera, prima di diventare corrispondente a Parigi per seguire le elezioni presidenziali del 2007. Ne assume la direzione del titolo nell’ottobre 2017. Più informazioni @Cansermoz

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