L’espatrio dei Blues al servizio della squadra francese

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Youri Djorkaeff dell’Inter e Didier Deschamps della Juventus Torino, durante la partita di Serie A, 1996. JEAN MICHEL BANCET / ICONA DELLO SPORT

Venticinque anni dopo aver appeso i ramponi al chiodo, Jean-Marc Ferreri fa questa osservazione venata di amarezza: “Il grande rammarico della mia carriera è di essere nato nel 1962, quattro o cinque anni prima. » Nel giro di qualche anno, il campione d’Europa del 1984 avrebbe potuto beneficiare, come molte generazioni di giocatori dopo di lui, della sentenza Bosman per esportare il suo talento oltre i confini della Francia.

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Adottata nel dicembre 1995 dalla Corte di Giustizia delle Comunità Europee, questa decisione, che mette fine alla quota di tre giocatori stranieri per squadra, rivoluzionerà il mondo del calcio. Jean-Marc Ferreri ne approfittò solo tardi, al tramonto della sua carriera, per giocare una stagione all’FC Zurich (Svizzera), nel 1997. Oggi osserva, con un pizzico di rammarico, che i giovani talenti varcano le frontiere , a volte appena adulti: Con il dono che ho avuto a 18 anni sarei partito anche molto presto per un grande club europeo. »

Come lui, 19 dei 20 giocatori della squadra francese, campione d’Europa nel 1984, giocavano per un club francese. In questo vecchio mondo, solo Michel Platini, campione d’Italia con la Juventus, fa eccezione. “Per venire da te in un club straniero dovevi essere molto, molto bravoricorda Manuel Amoros, difensore francese nel 1984. All’inizio della nostra carriera non immaginavamo nemmeno di poter lasciare la Francia. »

L’esodo dell’estate 1996

Sogno irraggiungibile quattro decenni fa, giocare all’estero è, oggi, la norma – o quasi – per i calciatori francesi, addirittura un passo essenziale verso una carriera internazionale. Dei 25 Blues che gareggiano agli Europei in Germania, dal 14 giugno al 14 luglio, 17 giocano fuori dalla Francia.

Nella rosa dei Blues del 1984, Didier Six è l’altro giocatore ad aver assaporato, in passato, il fascino dei campionati vicini. “I giocatori francesi non erano apprezzati sul mercato, perché non avevamo elementi di riferimento a differenza dei brasiliani o degli argentiniconstata Alain Giresse, membro del “quadrato magico”. Non avevamo mai vinto nulla prima. Sapevamo che non eravamo in un campionato e in un calcio importante. »

Le richieste però ci sono. Nell’estate del 1983, l’Inter si rivolse all’FC Nantes e al suo direttore sportivo, Robert Budzynski, per provare a reclutare Maxime Bossis. “Me ne parlò otto mesi dopo, per dirmi che non aveva dato seguitoricorda il difensore dei Blues dal 1984. È un grande rammarico. Dipendevamo eccessivamente dagli allenatori perché non c’era nessun giocatore, a parte Michel [Platini], all’epoca non aveva alcun agente. »

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