Una classifica stilata da dodici organizzazioni internazionali e confrontando i 27 paesi dell’Unione più il Regno Unito colloca il mercato dei capitali belga all’8° posto su 28. Possiamo chiaramente fare meglio in termini di cartolarizzazione, ecosistema fintech e capitale a rischio.
Dodici associazioni europee e internazionali hanno appena pubblicato un rapporto sull’Unione dei mercati dei capitali. Hanno calcolato una serie di indicatori chiave di prestazione per i 27 Stati membri dell’Unione e per il Regno Unito. Il rapporto colloca il mercato dei capitali belga, in termini di attrattiva, all’ottavo postoe posizione (il Belgio era 7e nel 2019), dietro all’imbattibile Regno Unito, che detiene da anni il primo posto.
Ritardo europeo
“Il nostro rapporto evidenzia le principali sfide strutturali che devono affrontare i mercati dei capitali dell’Unione europea”, commenta Adam Farkas, direttore generale dell’AFME (Associazione per i mercati finanziari in Europa, una delle dodici organizzazioni). Ciò conferma il ritardo che stiamo riscontrando in molti settori, tra cui il finanziamento delle imprese e delle PMI, l’ecosistema fintech e la liquidità dei mercati, rispetto ai mercati al di fuori dell’Unione europea, continua. Riforme coraggiose, volte a ottimizzare la mobilitazione di capitali e i finanziamenti privati, sono essenziali affinché l’Unione europea possa rimanere competitiva su scala globale. Mercati dei capitali interconnessi e più efficienti consentiranno quindi di finanziare le iniziative essenziali per la competitività economica dell’Europa”.
Punti neri belgi
Se guardiamo al mercato dei capitali belga, non brilliamo nel capitale di rischio, nella cartolarizzazione e nell’ambiente fintech.
Nel mercato dei finanziamenti “pre-IPO”, cioè del capitale di rischio, i Paesi Bassi si distinguono con il 17% dei finanziamenti totali alle PMI provenienti da private equity, contro l’1% del Belgio che tende, come altri paesi (ad esempio la Spagna), a privilegiare prestiti bancari. Il nostro Paese è particolarmente pessimo nella cartolarizzazione, cioè nella capacità di trasformare portafogli di crediti in titoli negoziabili (il che permette di alleggerire i bilanci delle banche e di diversificare l’offerta per gli investitori), ma questa attività è, in generale, molto basso in Europa.
Forte risparmio
Ci classifichiamo agli ultimi posti anche per la nostra capacità di accogliere un ecosistema fintech. Questa capacità tiene conto del panorama normativo; la disponibilità di finanziamenti per le imprese; emissioni di titoli tokenizzati; il grado di innovazione e il pool di talenti.
Il nostro Paese invece brilla: ne occupa 5e posto su 28 – dalla capacità del risparmio delle famiglie di sostenere l’economia attraverso l’acquisto di azioni, fondi di investimento, obbligazioni, fondi pensione, ecc.