TRIBUNA – Qualunque cosa dicano i leader politici, la deindustrializzazione della Francia e il ritorno della disoccupazione di massa sono realtà sempre più significative e traumatiche per le classi medie e lavoratrici. Un’osservazione che le élite si rifiutano di elaborare nonostante la lezione che si può trarre dall’esempio americano e dall’elezione di Donald Trump.
* Normalien, professore associato e dottore in storia, Pierre Vermeren è autore di una decina di opere degne di nota, come “La Francia che si sta declassando. Dalla deindustrializzazione alla crisi sanitaria » (Tallandier, “ Testo », 2020) et “L’impasse della metropolitanizzazione” (Gallimard, « IL Discussione », 2021).
Senza fermarsi, l'economia francese è entrata nel 2008 in una fase letargica duratura dalla quale non riesce a uscire. La crisi annunciata per il 2025 ne amplificherà gli effetti. Questa lunga stagnazione spiega l’entusiasmo suscitato negli ambienti economici e liberali dall’elezione di Emmanuel Macron nel 2017, che avrebbe dovuto spezzare il circolo vizioso della nostra incapacità collettiva di creare maggiore ricchezza.
Un anno dopo, il movimento dei “gilet gialli” del 2018-2019 ha rivelato in modo spettacolare la sofferenza delle classi lavoratrici e medie, sottoposte a dieci anni di stagnazione, se non addirittura di regressione…
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