L’ex giudice condannato la settimana scorsa alla sospensione condizionale della pena dopo essere stato giudicato colpevole di stupro di una stagista riaccende il dibattito sulla severità delle condanne per reati sessuali in Svizzera. Sia sul piano politico che su quello giuridico sta emergendo una tendenza chiara: la giustizia è troppo indulgente. Questa osservazione è apparentemente condivisa dalla popolazione. Da un sondaggio effettuato a settembre risulta che il 78% degli svizzeri ritiene che gli stupratori ricevano condanne troppo miti.
“Penso che gli stupratori dovrebbero sempre andare in prigione”, dice ad esempio Benjamin F. Brägger. Questo ex capo di un servizio cantonale di esecuzione penale ritiene che se i colpevoli sfuggono al carcere, ciò invierebbe il segnale che lo stupro non sarebbe “davvero grave”. Anche il pubblico ministero di Basilea Campagna Patrizia Krug non comprende l’esito di alcuni processi. “Anche per atti brutali per i quali è difficile immaginare peggio, i tribunali spesso si astengono dal pronunciare la pena massima (n.d.r., fissata a 10 anni di reclusione)”
Il segretario generale del Tribunale supremo del canton Berna, Stefan Häusler, si rifiuta di scagliare pietre contro la giustizia. Secondo lui, le sanzioni sono generalmente conformi a quanto previsto dalla legge e fanno appello alla politica se si desidera maggiore fermezza. I funzionari eletti sia di sinistra che di destra concordano sulla necessità di agire. La consigliera nazionale dell’UDC Nina Fehr Düsel sostiene una nuova revisione del diritto penale in materia sessuale (leggi sotto).
Il suo collega di partito Pascal Schmid parla di sentenze talvolta “ridicolmente basse” e pensa che i tribunali rischiano di allontanare il sentimento di giustizia della popolazione. La socialista Tamara Funiciello, però, mette in guardia dai possibili effetti perversi di pesanti sanzioni. Secondo lei, se le sanzioni fossero troppo pesanti, alcune donne esiterebbero a denunciare, ad esempio, il marito. “Il problema principale è che solo l’8% delle vittime sporge denuncia”.
Prigione per la metà degli stupratori condannati
La legge penale in materia sessuale è stata rivista ed è entrata in vigore il 1° luglio. Mentre fino ad ora solo la penetrazione vaginale forzata era considerata stupro, si sono aggiunti anche gli atti sessuali. Secondo il principio “no è un no” si intendono tutti i casi in cui la vittima ha fatto capire all’autore del reato, attraverso parole o gesti, che non vuole non avere rapporti sessuali con lui. Le pene detentive possono variare da 1 a 10 anni. Tra il 2018 e il 2023, il 54% delle persone condannate per stupro sono state condannate al carcere senza beneficiare della sospensione condizionale della pena.
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